La sobrietà del programma di celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia iniziate ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con la cerimonia di Quarto non è un esercizio retorico. È la cifra dell'importanza profonda dell'anniversario e dello stile del settennato di Napolitano imperniato sui valori della Costituzione repubblicana, su un'azione concreta, sulla coesione tra le forze politiche e sociali presenti nel paese. Sempre a unire, mai a dividere. È stato un discorso autenticamente alto quello del presidente, un richiamo alle responsabilità di tutti. La celebrazione di un anniversario lontano nel tempo ma proiettato nel futuro. Ricordare lo stato unitario, ha detto il presidente, non è uno spreco di tempo né di denaro, è un investimento per il domani, per favorire la soluzione dei problemi che sono dinanzi a noi. Non c'è retorica - ha detto Napolitano - nel recuperare con fierezza il valore dell'unità e dell'indivisibilità nazionale. Nord e Sud uniti per il progresso. Una lezione di responsabilità, di attaccamento ai valori dello stato. Un monito a chi, da Sud e soprattutto da Nord, tira per la giacchetta l'unità nazionale e ne fa oggetto di propaganda politica. Un messaggio chiaro a chi ha snobbato l'appuntamento di Quarto.