In tempi di conflitti a tutto campo c'è un'oasi di pacificazione, o quasi, che merita d'essere raccontata. La stella polare è rappresentata da due personaggi di vecchio stampo, sopravvissuti di un mondo cattolico dc passato negli ultimi vent'anni dall'egemonia al gioco di rimessa. Sono Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo e dell'Acri, e Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza Intesa Sanpaolo.
Si conoscono da sempre e, come spesso accade nei casi di lunga frequentazione, hanno avuto anche momenti di qualche freddezza, ora del tutto superati. Il realista Guzzetti, come numero uno della Fondazione Cariplo, coltiva rapporti stretti con le organizzazioni del centro-destra più radicate nel territorio lombardo, dalla Lega Nord alla Compagnia delle opere. Il patriarca Bazoli mantiene solida la tradizione che ne ha fatto la persona più vicina all'ex ministero del Tesoro Beniamino Andreatta, leader storico della sinistra democristiana nonché mentore di Romano Prodi.
Entrambi, Guzzetti e Bazoli, hanno nell'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, un naturale punto di riferimento. E insieme hanno trovato il modo di superare le incomprensioni che in passato hanno contrapposto le fondazioni al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. I segnali della nuova stagione sono confermati da episodi di cronaca spicciola e da altri di maggior peso. «Guzzetti è sempre sul pezzo», ha avuto modo di commentare il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, a metà febbraio. Così come lunedì 1 marzo, in un'occasione pubblica ma poco frequentata, si è potuto assistere a una scena piuttosto curiosa.
Nella palestra di un asilo adiacente alla chiesa di piazza San Giorgio, nel centro di Milano, Romano Prodi è intervenuto sul tema «L'Africa: pace e sviluppo hanno bisogno di unità e cooperazione». In platea una trentina di giovani in jeans e religiosi in sandali di cuoio. Seduti in prima fila tre personaggi con abiti impeccabili da banchieri: Guzzetti, Bazoli e Massimo Ponzellini, presidente della Banca popolare di Milano, legami storici con Prodi e strette frequentazioni, ormai consolidate, con Tremonti.
Importante è stato il ruolo di raccordo giocato da Alberto Quadrio Curzio, preside della facoltà di Scienze politiche alla Cattolica di Milano, molto vicino al ministro e molto stimato da Bazoli. La nuova stagione di pax bancaria ha già prodotto effetti concreti come la conferma del ruolo svolto dalle fondazioni nell'azionariato della Cassa depositi e prestiti (controllano il 30% del capitale), l'investitura del nuovo amministratore delegato in arrivo (Giovanni Gorno Tempini, in passato responsabile finanza di Intesa Sanpaolo e ora direttore generale della Mittel di Bazoli), l'approvazione dello statuto per la nascita del grande Fondo per le piccole medie imprese fortemente voluto da Tremonti (redatto dall'avvocato Gregorio Gitti, legale ben conosciuto e stimato nonché genero di Bazoli).
Ma il banco di prova sarà nei prossimi mesi. I nuovi rapporti favoriranno il consolidamento di una nuova pax bancaria archiviando definitivamente conflitti e incomprensioni più o meno recenti? E quali saranno le conseguenze sulla scelta del nuovo presidente dell'Abi? E ancora: la Banca del Sud, fortemente voluta da Tremonti e avversata con forza dalla quasi totalità dei banchieri, avrà finalmente via libera? Come si vede, la scacchiera è affollata e c'è uno spettatore più interessato di altri: il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi.
fabio.tamburini@ilsole24ore.com