La guerra nei Balcani - Un'ondata di profughi si abbatte dal Kosovo su Macedonia e Albania: sale il numero dei morti. Al confine con Skopje manca ogni assistenza internazionale - I cecchini serbi fanno fuoco su chi cerca di tornare indietro
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L'arma dei profughi innescata da Milosevic è esplosa con più fragore di tutti i Cruise lanciati finora dalla Nato. Un'ondata che non si ferma, qui in Macedonia come in Montenegro e in Albania (nei cui campi sono morte dieci persone). Al di là del confine di Djeneral Jankovic aspettano in 50mila, chilometri di code di auto e gente a piedi, mentre i treni della pulizia etnica marciano con la regolarità scandita dai piani politici di Belgrado. Non solo si sta svuotando il Kosovo, ma adesso anche i vicini rischiano la destabilizzazione. In Macedonia un terzo della popolazione è albanese, due terzi sono macedoni, il resto serbi, gitani, turchi: un mosaico che finora ha retto senza spargimenti di sangue ma che può andare in frantumi con l'ondata kosovara, 42mila arrivi dall'inizio del conflitto.
Sulla linea invisibile che separa il Kosovo dalla terra di nessuno si consuma l'ultimo passaggio della pulizia etnica, ma forse si prepara anche un altro capitolo della tragedia balcanica.