La riforma dei servizi pubblici locali è la prima vera grande riforma economica del governo Berlusconi. Il quadro definito dal decreto legge approvato mercoledì dal Senato impone regole chiare di competizione tra gli operatori e consente una reale apertura dei mercati a nuovi capitali privati. C'è la possibilità, con questo testo, di ridimensionare monopoli pubblici che si sono andati addirittura rafforzando nel corso dell'ultimo decennio.
Sorprende che il solo ministro Fitto, padre della riforma, abbia commentato dal governo questo risultato. Sarebbe utile un sostegno corale del governo (ma anche dell'opposizione una volta attenta alle liberalizzazioni). Questo aiuterebbe il testo a evitare imboscate alla Camera, sempre possibili considerando il partito trasversale da sempre presente in Parlamento a difesa delle aziende ex municipalizzate (ma ancora comunali) e delle migliaia di poltrone che dispensano alla politica. Aiuterebbe anche a varare in fretta il regolamento attuativo, chiudendo così il cerchio della riforma e passando alla fase attuativa. Questa chiarezza darebbe finalmente alle imprese private il segno che stavolta si fa sul serio.