Per i turisti (e i calabresi) le acque della Calabria sono un'eterna promessa tradita. Agosto, Golfo di Sant'Eufemia, costa tirrenica. Nei giorni di mare mosso, un'interminabile striscia dal colore inquietante percorre la costa. In quelli di calma, un'esplosione di bolle sospette increspa minacciosa la superficie dell'acqua. In attesa di un giorno fortunato alla lotteria delle correnti marine, il turista cerca spiegazioni su internet e trova notizie di magistrati che sequestrano i depuratori alla vigilia dell'estate, di amministratori regionali che accusano l'inettitudine dei Comuni e di sindaci che incolpano l'inefficienza di chi gestisce gli impianti. La Regione assicura: l'85% delle nostre l'acque è balneabile. E sul sito dell'Arpacal, l'agenzia regionale dell'ambiente, una cartina visualizza in azzurro quel tratto di costa: ad eccezione di qualche punto off-limits, è ufficialmente balneabile. Nel settembre del 2005 il governatore della Calabria, Agazio Loiero, con grande clamore mediatico chiese scusa ai turisti proprio per la qualità (scarsa) delle acque. Quattro anni dopo lo scempio continua. Tra un mese arriveranno altre scuse?