È sempre un errore disprezzare un popolo, un paese, una cultura con i suoi leader politici. È passo falso commesso ieri contro gli Usa, ieri l'altro con la Russia. Lo commette gravemente il leader del Maggio francese ed europarlamentare Cohn-Bendit che in un'intervista critica il premier Berlusconi, e poi allarga il j'accuse agli italiani. «Non avete progetto collettivo...» ma «un'esigenza di qualunquismo molto forte». Secondo Cohn-Bendit «Tutti i maschi italiani vorrebbero essere un piccolo Berlusconi. Tutti cullano sogni sciovinisti, tutti vorrebbero donne e ricchezza... questa è una società... nella quale la menzogna è il pane quotidiano. Si mente allo Stato, non si pagano le tasse...». Non abbiamo fatto mancare critiche alle vicende private di Berlusconi e seguiamo la sua politica economica con l'attenzione severa che la crisi richiede. Ma Cohn-Bendit insulta milioni di cittadini italiani perbene, uomini e donne, e scade in uno sciovinismo burbanzoso assai radicato in Francia, dal caso Dreyfus, a Petain, al disprezzo per le banlieue, che Sarkozy voleva ripulire dalla «canaglia». Lo chiamavano nel '68 Dany il Rosso. Ora dovrebbe esser rosso di vergogna.