Lo Statuto del contribuente vide la luce, giusto dieci anni fa, fra grandi speranze. Si trattava di fissare principi di civiltà giuridica nel rapporto fra il Fisco e il contribuente. Per consolidare, ancora di più che in passato, il principio che il nostro ordinamento, anche nella spinosa materia fiscale, conosce cittadini e non sudditi. Ma, da allora, molte speranze sono state deluse. Lo testimonia l'approfondimento del Sole 24 Ore che ha affidato a 12 collaboratori il compito di dare un voto a dieci punti qualificanti della legge del 2000. Risultato: l'attuazione dello Statuto non raggiunge, nel complesso, la sufficienza.
Lo Statuto non è stato varato per legge costituzionale e questo ne ha limitato la forza innovativa. Inoltre, come per tante altre ambiziose leggi italiane, l'attuazione non è stata all'altezza dei principi. Un esempio per tutti di questa situazione l'ufficio del garante che, da possibile paladino del contribuente, è diventato solo il polveroso estensore di relazioni annuali che (forse) solo qualche volonteroso studente legge.