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D'altra parte, la riforma federalista non può non significare proprio quello che qui si afferma, e cioè l'accettazione della differenziazione basata sul merito e sulla responsabilità come unica strada per una crescita congiunta alla sostenibilità finanziaria. La riforma federalista dovrà essere necessariamente "a costo zero", non nel senso che i governi locali non possano spendere per modernizzare le amministrazioni e aiutare lo sviluppo locale, ma nel senso che la loro virtuosità deve rendere compatibile l'obiettivo del pareggio di bilancio con la maggiore crescita.
Il processo di digitalizzazione e modernizzazione della pubblica amministrazione si misura ovunque nella capacità d'investire per ottenere risparmi di spesa per l'amministrazione e per cittadini e imprese. Nella valutazione degli investimenti in infrastrutture Ict, come la banda larga, le scelte devono tener conto degli effetti di crescita e anche di risparmio a breve per il sistema pubblico e privato.
Anche il patto di stabilità interno deve accogliere il principio di differenziazione, permettendo alle amministrazioni locali virtuose di riavviare gli investimenti non in deficit. La liberalizzazione del mercato delle public utilities rappresenta un altro esempio di riforma a costo zero. Non si può più rimandare. Anche perché lo stesso compito prioritario, gravoso e impopolare di mantenere in ordine i conti pubblici rischia di diventare sempre più difficile e la stessa riforma fiscale nascerebbe zoppa, cioè senza la possibilità di condurre a una riduzione della pressione fiscale complessiva, soprattutto in un quadro macroeconomico internazionale quale quello delineato in premessa.