Notte di stelle, stanotte, a Los Angeles. L'Academy Awards celebra se stessa e il mito del cinema. Abiti lunghi su red carpet, sorrisi ed eleganza di ogni colore e acconciatura. Il trionfo del glamour. Se non fosse per un dettaglio, una pagliuzza nell'occhio che, alla vigilia dell'8 marzo, segnaliamo pur a costo di passare per antipatici: ha ancora senso premiare in due categorie separate uomini e donne? Migliore attore e migliore attrice, come ci fosse un diverso codice genetico nello stare davanti alla cinepresa? Ha ragione il New York Times: sarebbe bello che l'Accademy derubricasse la distinzione che vige dal '29, anno primo dell'era Oscar. Allora, i due sessi correvano a velocità diversa. Oggi basta dare un'occhiata ai compensi tra gli uomini e le donne del Sunset Boulevard per concludere il contrario. Diamo dunque un premio in meno e facciamo un atto di parità in più. E magari tifiamo per Kate Bigelow, che con The Hurt Locker corre contro l'ex marito James Cameron e il suo Avatar per la miglior regia. Il premio di categoria è unico. Nota: sarebbe la prima vittoria per una donna.