A volte ritornano. Le aziende italiane che negli ultimi anni hanno cavalcato con forza la necessità di una presenza più forte sui mercati internazionali stanno sperimentando ora qualche ripensamento. Casi limitati, non un vero e proprio trend. Ma la crisi morde ovunque e la razionalizzazione diventa una necessità. C'è chi torna dalla Cina per problemi di qualità, altri che sono costretti a chiudere in Estonia e riportano in Italia parte della produzione per saturare gli impianti locali. Altri ancora (questa volta il caso è la francese Meccano) che tornano in patria per motivi economici, ma anche turbati dall'immagine negativa dei giocattoli dell'Estremo Oriente. Le decisioni possono però anche essere condivise con i lavoratori. La vicentina Fiamm, prima di rilanciare gli investimenti interni, ha posto ai propri dipendenti una condizione irrinunciabile: ridurre prima il costo del lavoro. Strada non facile, che tuttavia è stata percorsa fino in fondo, garantendo nuova attività agli stabilimenti italiani del gruppo. Un investimento reciproco, in fondo, in un momento in cui il muro contro muro non porta a granché.