Dopo due anni e mezzo di riforme, promesse, annunci, iper e onnipresidenza, i francesi tutti - e non più solo i pescatori bretoni che lo apostrofarono senza timori reverenziali - chiedono a Nicolas Sarkozy du concrète, sostanza, fatti, risultati. Quando si sarà sollevata la nebbia della crisi che rende indistinguibili le colpe dai meriti, sarà forse nuovamente tempo di elezioni. E allora si giudicherà irrevocabilmente il valore dell'uomo dei miracoli che alla scadenza simbolica del mid-term è già diventato un comune mortale, sia pure dotato di poteri (istituzionali) straordinari e un innegabile talento politico. La maggioranza dell'opinione pubblica è delusa, non c'è un sondaggio che dica il contrario. Ed è una delusione enorme, perché proporzionale alle aspettative create in campagna elettorale e durante un esercizio del potere che troppo ancora le rassomiglia. Le riforme sono state già vendute nella primavera 2007. Nell'autunno 2009 bisogna solo farle, altrimenti gli slogan riecheggiano vuoti e sinistri.