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Dopo il crollo del Muro un brindisi sommesso

di Josef Joffe

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7 novembre 2009

Considerando i trascorsi del nazionalismo tedesco – forse sarebbe meglio chiamarlo sciovinismo aggressivo – nella prima parte del XX secolo, ci si sarebbe aspettati che la riunificazione rappresentasse un'ossessione per gli abitanti della Germania fin dal 1949, quando furono creati i due stati separati della Repubblica federale tedesca a ovest e della Repubblica democratica tedesca a est. Insomma, che si comportassero come i francesi dopo che i tedeschi si erano presi l'Alsazia e la Lorena nel 1871: N'en parler jamais, y penser toujours (non parlarne mai, ma pensarci sempre). Ma il nazionalismo non è più come un tempo, almeno nell'Europa occidentale.
Quando cadde il Muro di Berlino, nel 1989, entrambe le Germanie si erano abbastanza assuefatte all'idea di una separazione permanente. Nella Germania ovest, l'intellighenzia non parlava più di Deutschland über alles, ma di détente über alles. Battersi per la riunificazione era considerato una specie di tabù reazionario, una mentalità da guerra fredda che sapeva di "ritorno al passato". L'idea più popolare era quella di arrivare a un rapprochement, non a una riunificazione: in altre parole, creare un contesto che rendesse tollerabile vivere in due stati separati, e al contempo alleviasse la straziante dipendenza dell'indigente Ddr dalla sua ricca sorella dell'ovest. Se le due Germanie trovassero un modo per andare d'accordo, era l'idea, potrebbero fare a meno delle centinaia di migliaia di soldati stranieri stanziati sul loro territorio, e naturalmente delle armi nucleari.

Questa era la visione a lungo termine. Non c'era quasi nessuno fra l'intellighenzia della Germania ovest (inclusa gran parte dell'establishment politico) che non desse per scontato che la Repubblica democratica tedesca sarebbe rimasta in seno all'impero sovietico.
Era l'inverso del vecchio detto sull'Alsazia e la Lorena: parlare sempre di riunificazione, ma in realtà non pensarci mai. Ecco perché i tedeschi dell'ovest sono rimasti tanto sorpresi quando è caduto il Muro e i loro confratelli lo hanno attraversato in massa. Indimenticabile è il cartello che i tedeschi dell'est sventolavano in quei giorni esaltanti: Se il deutsche Mark non viene da noi, noi andremo dal deutsche Mark.
Ma per tener fuori i tedeschi dell'est, noi – i tedeschi dell'ovest – siamo entrati da loro. Con i nostri deutsche Mark e sussidi annui per un totale di circa il 4% del Pil da allora, puntavamo a migliorare la situazione economica abbastanza da indurre i tedeschi dell'est a rimanersene a casa loro. Se questa assistenza era una forma di nazionalismo, si trattava di nazionalismo difensivo, al pari di tutti i paesi occidentali che preferiscono tener fuori le masse di immigrati poveri.

Dall'altra parte del Muro, non sono nemmeno sicuro che gli Ossis volessero così tanto la riunificazione. Volevano solo i diritti umani elementari: il diritto di viaggiare, di spostarsi liberamente e di sbarazzarsi, per così dire, della sorveglianza "porta a porta" dello stato-Stasi.
C'è una barzelletta tragicamente divergente che gira di questi tempi, e che enfatizza il punto: un polacco, un tedesco dell'ovest e un tedesco dell'est sono seduti in un caffè di Berlino ovest, quando entra una fata buona che concede a ognuno di loro un desiderio. Il polacco dice: «Voglio che ogni polacco abbia una Bmw nuova di zecca, così non verranno più in Germania a rubarle». La fata: fatto. Pochi minuti dopo, il polacco riceve una telefonata sul cellulare da un amico di Varsavia: «È una cosa da non crederci. Un enorme ingorgo. Le strade sono bloccate da migliaia di Bmw».

«E tu?», chiede la fata al tedesco dell'est. Lui risponde: «Rivoglio il Muro». Pochi secondi dopo, uno spaventoso boato risuona per tutta la città, come un terremoto. Il Muro è tornato. «E ora tu», dice la fata al Wessi. «Oh – sospira lui appagato – voglio solo un caffelatte decaffeinato». E questo è quanto per il nazionalismo tedesco nell'anno di grazia 2009. Probabilmente serviranno i famosi quarant'anni degli israeliti nel deserto prima che gli abitanti delle due Germanie diventino realmente un'unica nazione.
Il nazionalismo era una forza ininfluente allora, nel 1989, ed è una forza ininfluente adesso, capace di riemergere solo negli stadi di calcio quando una nazionale combatte una pseudoguerra altamente ritualizzata contro un'altra. Non è il caso di versare lacrime per questa sorprendente piega degli eventi. L'Europa – e la Germania in particolare – hanno visto abbastanza nazionalismo nel XX secolo da arrivare quasi a distruggere l'intero continente. Oggi prevalgono le Bmw e i caffelatte. E allora cin cin o, visto che si parla di Germania, prost!
(Traduzione di Fabio Galimberti)

7 novembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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