«La Duma non lo confermerà mai», scrisse il direttore del Moscow Times nell'editoriale del 9 agosto 1999: la scelta di Boris Eltsin, uno sconosciuto alla guida del governo russo, sembrava a tutti una pazzia. Dieci anni fa la Russia era un paese totalmente instabile, e relativamente democratico. Oggi è uno stato autoritario, e ogni suo passo viene compiuto nel nome della stabilità. E della ritrovata grandezza della Russia. Possono essere decisioni che la fanno apparire lontana e impenetrabile, come l'intervento di un anno fa in Georgia; possono esserci alleanze e riavvicinamenti, gli accordi energetici, la volontà di tornare a parlare agli Stati Uniti. Ma nulla sarà mai più subordinato all'interesse del paese. Dieci anni dopo, a Vladimir Putin va almeno il merito di aver chiarito le regole del gioco, e di aver invitato l'Occidente a provare - ogni tanto - a guardare il mondo con gli occhi della Russia. E con quelli dei russi, che lo sostengono con il 76% dei consensi. Le sue scelte sono anche le loro.