Sulla pillola abortiva RU486 si è scatenato in questi giorni un dibattito che ha attraversato gli schieramenti politici, le convinzioni etiche e religiose. Da ieri, la somministrazione del farmaco è consentita negli ospedali italiani con le modalità stabilite dalla legge. Ognuno ha potuto formarsi la sua opinione sugli avvenimenti e sulle posizioni assunte dai partiti, dai singoli politici, dagli amministratori. Quello che, indipendentemente dalle proprie opinioni, è francamente inaccettabile, è il trattamento riservato alla prima paziente entrata in ospedale. Di lei sappiamo tutto: l'età, la città in cui è stata ricoverata, la città di provenienza, il colore dei capelli e degli occhi. Ci aspettiamo che qualcuno la attenda davanti all'ospedale per fotografarla, intervistarla e poi invitarla a qualche trasmissione tv. In questo paese esiste una legge sulla privacy e chiunque si sottoponga a una cura o a un trattamento ospedaliero ha il diritto di rimanere anonimo. Davvero anonimo, qualunque sia la malattia o il trattamento a cui si sottopone.