Davvero un Sant'Ambrogio speciale ieri a Milano, tornata per un giorno la capitale delle idee che così a lungo hanno fatto sognare gli italiani negli anni del boom economico. Alla prima della Scala sul podio un direttore d'orchestra nato a Buenos Aires, il magico Daniel Barenboim dirige la Carmen, la più sfrenata delle celebri opere di Bizet. Barenboim definisce "un genio" la regista che ha curato l'opera, l'artista palermitana d'avanguardia Emma Dante, celebre nel mondo che debutta finalmente davanti a tutto il paese. Anita Rachvelishvili, 25 anni, georgiana, ancora in attesa di permesso di soggiorno, è la stella e Carmen è certo il capolavoro perfetto per una metropoli capace di integrare e rilanciare culture, linguaggi e identità con le sue passioni, i suoi dolori, la sua gioia.
Al Duomo tanti guardavano invece al saggio cardinale della città, Dionigi Tettamanzi, il pastore che ha avuto l'aspro compito di succedere al carisma di Carlo Maria Martini e lo ha fatto con dolce forza, diventando guida in giorni difficili e, con la sua attività pastorale e umanitaria, ricordando a tutti quanto chi è più debole abbia sofferto, e stia soffrendo, nella crisi economica.
Il nome del cardinal Tettamanzi era stato trascinato, suo malgrado, nelle fruste polemiche che in Italia hanno ormai sostituito, da troppo tempo, il confronto, anche forte, delle idee. Un perenne circo, un wrestling chiassoso, dove chi più la spara grossa, chi meglio indossa la livrea del clown urlante, a destra comea sinistra, tra i credenti come tra i laici, più viene accolto da talk show dove l'orchestra, al contrario che alla Scala, ha solo la grancassa e i tromboni fra gli strumenti.
Tettamanzi, nella sua omelia, ha parlato di Gesù e Sant'Ambrogio, senza replicare a chi lo aveva accusato di essere un imam musulmano, ma citando il proprio dovere di proteggere le pecore dai lupi dell'odio e del pensiero negativo.
Nel giorno del suo santo patrono Milano splendeva di bellezza, di forza, di fraternità. Un giorno da capitale.