Matusalemme era il settimo discendente di Adamo e il nonno di Noé. Nel libro della Genesi si racconta di come morì nell'anno del diluvio universale, alla rispettabile età di novecentosessantanove anni.
In tutto il mondo sono stati accertati casi di longevità estrema, con persone che hanno superato i 110 anni. Anche se ancora non sappiamo per certo cosa li renda in grado di vivere così a lungo, le statistiche ci dicono che il numero di centenari aumenta anno dopo anno: nel 2030 saranno, nel mondo, un milione.
C'è un aspetto da annotare a margine di questo aumento dell'aspettativa di vita – detto en passant questo trend vede in prima linea l'Italia - e riguarda la salute. Nessuno di noi ha voglia di vivere più a lungo per toccare con mano i malanni dell'età, e il dato positivo è che chi supera la barriera dei 90 anni si ammala di meno. I supercentenari, un gruppo demografico che negli anni '70 non esisteva, vivono addirittura meglio dei centenari. Per Craig Willcox dell'Okinawa Centenarian Study, in Giappone, è come se avessero “uno sorta di propulsore genetico” che li fa “funzionare” meglio e più lungo dei colleghi longevi intorno ai 90-100 anni.
Bene, una buona notizia. Finalmente. ma bisogna arrivarci, e allora chiediamoci: quali sono i segreti della longevità? Medici ed esperti hanno individuato alcuni fattori chiave: dieta, esercizio fisico ed una vita socialmente attiva. Se lo stile di vita è importante, fondamentale è però il passaporto genetico. Chi ha parenti centenari ha buone probabilità di vivere più a lungo, di non ammalarsi di cancro e di soffrire di patologie cardiache. L'importanza dei geni è confermata anche dalla storia delle “capitali della longevità” nel mondo: Okinawa, Sardegna, Islanda. Isole felici in cui i bassi livelli di immigrazione hanno preservato il patrimonio genetico originario degli abitanti.
L'ultima scoperta della medicina nel campo genetico è di quest'anno, una variante del gene FOXO3A. Un team dell'Università delle Hawaii, guidato da Bradley Willcox, gemello di Craig, ha osservato che i portatori di due copie di una forma particolare di questo gene hanno tre volte in più la possibilità di diventare centenari rispetto ai soggetti senza la variante. FOXO3A è coinvolto in molti processi: controlla l'insulina, protegge le cellule dall'attacco dei radicali liberi, e sembra che sia in grado di attivare dei meccanismi di difesa contro il cancro. La variante del gene è prevalente nei centenari più che nei novantacinquenni: una conferma dell'importanza dello studio del genoma dei centenari per comprendere i meccanismi della longevità.
Fino a oggi la ricerca del “gene di Matusalemme” è stata vana ma oggi possiamo essere ottimisti guardando al futuro. Lunga vita a tutti.
www.vitodibari.com