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Tre false verità sugli autori della caduta

di Christian Caryl

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8 novembre 2009

Il ventesimo anniversario della caduta del Muro offre un'occasione per rievocare alcune opinioni bizzarre sulle ragioni che determinarono quell'evento. Ecco alcune ipotesi dure a morire:

Fu la CIA
Secondo questa teoria, le spie statunitensi aiutando i nemici dei loro nemici poco alla volta indebolirono fatalmente l'Unione Sovietica, riuscendo alla fine a farla crollare.
È vero che gli agenti della Cia di Langley avevano aiutato in modo rilevante i mujaheddin afgani - che ebbero un ruolo cruciale nell'indebolimento della potenza sovietica negli anni Ottanta - e fatto tutto il possibile per aiutare gli affiliati a Solidarnosc in Polonia, grazie all'aiuto del Papa Giovanni Paolo II.
Nei cruciali avvenimenti del 1989, tuttavia, la Cia non ebbe decisamente alcun ruolo. Nella seconda metà degli anni Ottanta aveva ripetutamente sbagliato a intuire le reali intenzioni di Gorbaciov. Ancora nel settembre 1988 scriveva nei sui rapporti le sue previsioni sulla scontata sopravvivenza dei regimi dell'Europa dell'Est. Quando il Muro di Berlino fu abbattuto e la Casa Bianca chiese informazioni in merito, le imbarazzate spie statunitensi dovettero ammettere di non avere alcun agente sul posto, né a Berlino Est né al Cremlino.

Fu il KGB
Il Comunismo ebbe fine nel 1989, ma molti comunisti - singoli individui o partiti comunisti rinati - se la cavarono abbastanza bene, finendo col dar vita a insistenti teorie di complotti del Kgb.
Edward Lucas, giornalista britannico, ha scritto di recente: «I dissidenti in linea di massima si rivelarono politici disperati, e anche se oggi buona parte dei paesi dell'Europa dell'Est fanno parte della Ue e della Nato, sono in maggioranza guidati da ex membri del partito Comunista». Questa osservazione è diversa tuttavia dall'asserire in assenza di prove, come fanno alcuni teorici della cospirazione, che gli eventi del 1989 furono pianificati a tavolino dal Kgb per permettere ad alcuni bolscevichi di continuare a godere dei vantaggi del potere. Alcuni documenti d'archivio desecretati di recente, rivelano che le spie sovietiche erano all'oscuro di tutto, proprio come le spie statunitensi. Quando le autorità comuniste della Germania Est indussero senza volerlo i loro cittadini a mettersi in marcia in direzione del muro, il governo omise addirittura di informare i sovietici. I collaboratori più stretti di Gorbaciov non si presero neppure la briga di svegliarlo durante quella fatidica notte. L'uomo che più tardi si vide riconoscere il merito di aver liberato l'Europa dell'Est quella notte in realtà continuò a dormire tranquillo.

Fu solo una questione economica
Secondo questa interpretazione a provocare realmente il cambiamento nel 1989 fu l'economia.
È vero, la debolezza economica del sistema sovietico era già palesemente sotto gli occhi della comunità internazionale. Ed è anche vero che i governi di Berlino Est, di Varsavia, di Bucarest e di altri paesi del Patto di Varsavia erano letteralmente oppressi da un pesantissimo indebitamento con l'estero che limitava enormemente la loro capacità di reagire alle insurrezioni interne. Ciò nonostante, l'esperienza di Cuba e della Corea del Nord - anch'esse andate in sostanza in bancarotta in quello stesso anno e quasi crollate quando l'ex Unione Sovietica tolse loro l'appoggio - ha dimostrato che i regimi sono perfettamente capaci di sopravvivere al di là delle loro pendenze economiche.
Né dimostra di essere stato un grande inconveniente - come hanno suggerito alcuni - il fatto che i comunisti dell'Europa Orientale fossero indebitati con le banche dell'Occidente. Questo sarebbe stato vero se gli Stati Uniti e i loro alleati fossero stati disposti a esercitare un leverage finanziario a scopi specificatamente politici.

(Traduzione di Anna Bissanti)

8 novembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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