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Dal 1989 il mondo è mutato con rapidità impensabile, un macinino Trabant dell'Est che si trasforma in Ferrari. La globalizzazione, tanto vituperata, ha sfamato e arricchito miliardi di persone. Cina, India e Brasile sono potenze, il fondamentalismo islamico è il nuovo nemico della libertà, l'economia passa dal boom di Clinton al crack di Lehmann, la democrazia viene di nuovo umiliata a Guantanamo e Abu Ghraib.
La Storia non è finita sotto il Muro di Berlino, come temeva nell'89 il filosofo Fukuyama. Riguardando la felicità di quel giorno, ora che mio figlio studia oltre la vecchia Cortina di Ferro, la lezione è chiara, senza confusione. I valori di libertà e democrazia, che non sono monopolio d'Occidente come insegna Amartya Sen, vincono solo se sorretti insieme da falchi e colombe, se la ragione non è imbelle e la forza non è cieca, se Nitze e Kennan convivono in noi. Se nessuno si arroga la distribuzione di «tessere da persona umana» e se, come la folla che a Praga durante la Rivoluzione di Velluto festeggiava in piazza la libertà suonando felice «I'm waiting for the Man» della banda rock Velvet Underground, anche noi non ci stancheremo, nel mondo nuovo, di aspettare gli uomini e le donne, tutti.
gianni.riotta@ilsole24ore.com
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