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Sì, la Cina deve rafforzare la sua rete di sicurezza sociale ed estendere i mercati finanziari interni per poter far decollare i consumi. Ma considerando che oggi i consumi rappresentano il 35% del reddito nazionale (contro il 70% negli Stati Uniti) gli spazi di crescita sono ampi.
I leader cinesi ovviamente sono consapevoli che la loro provvista di titoli di Stato Usa rappresenta un problema. Altrimenti non avrebbero chiesto pubblicamente e con tanta forza al Fondo monetario internazionale di proporre un'alternativa al dollaro come valuta globale.
Hanno ragione a preoccuparsi. Una crisi del dollaro non è dietro l'angolo, ma sicuramente nei prossimi cinque-dieci anni il rischio è enorme, e Pechino non vuole ritrovarsi sul groppone un malloppo di 4mila miliardi di dollari quando questo succederà. Spetta alla Cina prendere in mano l'agenda del dopo-Pittsburgh.
* Kenneth Rogoff è professore di economia e politica pubblica ad Harvard
Copyright: Project Syndicate, 2009.
(Traduzione di Fabio Galimberti)