Lo scorso anno, mentre Merrill Lynch era sull'orlo del collasso e Bank of America correva al capezzale per salvarla, il Ceo della banca d'affari di Wall Street John Thain e un gruppo di top bankers si auto-concedevano un maxi-bonus dallo stratosferico valore di 5 miliardi di dollari. E prima ancora che la banca approvasse i conti annuali (sui quali normalmente viene riconosciuto il premio in denaro). Adesso, a meno di un anno dallo scoppio della crisi, tra le banche torna già la voglia di rimettere in piedi il controverso "gioco" dei bonus. Vari istituti, sulla scia dei buoni risultati trimestrali, hanno già messo in cantiere premi di fine anno. L'immagine che arriva ai risparmiatori non è delle più edificanti, ma cadere nel facile populismo sarebbe altrettanto sbagliato. Giusto premiare il merito, il libero mercato esige che i più bravi siano più remunerati. Ma che la storia degli ultimi dodici mesi insegni qualcosa. La corsa ai risultati a ogni costo, la smodata bramosia di stipendi milionari hanno portato a eccessi che sarebbe meglio non si ripetano. Bonus? Sì, grazie. Ma con giudizio.