L'eurogovernatore Jean-Claude Trichet, lunedì, e il commissario europeo agli Affari monetari Joaquin Almunia, ieri, hanno assicurato di tenere la situazione del bilancio di Atene sotto osservazione e di essere pronti a intervenire. Ma è indubbio che spetta in primis al governo greco dare prova di coraggio nel raddrizzare la barra delle finanze pubbliche. Il downgrading di Fitch del debito greco, il primo in dieci anni al di sotto della categoria A, ha creato non poco scompiglio sui mercati. Anche l'euro ha perso terreno e, in questo caso, si potrebbe accarezzare l'idea che un po' di sostegno al dollaro rispetto alla troppo galvanizzata moneta europea, di questi tempi, non è un male. Ma sarebbe una tentazione errata. Atene non è la lontana Dubai. Nell'euro i destini di 16 paesi sono intrecciati in modo inestricabile. Lo spettro di un default greco aprirebbe scenari dagli effetti a catena difficilmente prevedibili. Bene fanno gli esponenti europei a strigliare il governo greco e bene farà il ministro delle finanze George Papaconstantinou a presentare a Bruxelles a gennaio un piano credibile per riportare sotto controllo il fardello di un debito vicino al 130% del Pil. La credibilità di una moneta, se persa, non si recupera in un giorno.