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WESTERN BALKANS INVESTMENT FRAMEWORK / Per la Ue nulla di vecchio sul fronte orientale

di Dario Scannapieco

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9 Dicembre 2009

L'Unione Europea, sin dagli albori, si è sviluppata su un duplice binario. Da una parte le grandi decisioni politiche e dall'altra iniziative con un taglio pratico, realizzate attraverso direttive e regolamenti spesso di natura tecnica o operativa.

Sono due facce della stessa medaglia - il processo d'integrazione - che ritroviamo anche negli avvenimenti di questo mese. Alla prima categoria appartiene l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Alla seconda un'iniziativa rilevante per l'allargamento prospettico della Ue: l'avvio oggi a Bruxelles della Western Balkans Investment Framework (Wbif). Si tratta di un'azione congiunta di Commissione, Banca europea per gli investimenti (Bei), BERS, Banca di Sviluppo del Consiglio d'Europa e, potenzialmente, altri paesi donatori di fondi, per coordinare e incrementare gli interventi tecnici e finanziari a supporto degli investimenti negli stati dei Balcani Occidentali.

L'importanza di questa iniziativa è duplice: per ciò che quell'area può rappresentare per l'evoluzione economica, sociale e politica dell'Unione e perché dimostra la capacità delle diverse istituzioni coinvolte di condividere esperienze e risorse per offrire un sostegno più coordinato ai paesi della regione.

A parte l'Islanda e il caso della Turchia, il prossimo allargamento della Ue avverrà proprio nei Balcani Occidentali. Sarà questo il completamento di un processo partito da una situazione critica, eredità delle guerre scoppiate al disgregarsi della Jugoslavia e che presenta ancora problemi non risolti: basti pensare allo status del Kosovo, alle diatribe sul nome della Repubblica ex-Jugoslava di Macedonia o alla singolare architettura istituzionale della Bosnia Erzegovina.

Ma è anche un processo che offre un'opportunità di sviluppo per l'economia locale e per il Vecchio Continente. I Balcani Occidentali sono una regione ricca di risorse naturali (si pensi, ad esempio, al potenziale idroelettrico), caratterizzati negli ultimi anni da un'elevata crescita, da una progressiva adozione degli standard normativi della Ue e con un retaggio storico che è da sempre parte integrante delle vicende europee. A tale ultimo riguardo si può ricordare che Churchill sosteneva come «i Balcani producono più storia di quanta riescano a consumare».

Per dare un ordine di grandezza, la regione ha una popolazione di circa 25 milioni di abitanti e un Pil che non supera i 120 miliardi di euro (meno del 10% di quello italiano). Dei vari paesi che la compongono, due (Croazia e Macedonia) hanno già presentato domanda formale di adesione alla Ue. In tutti i casi, l'obiettivo di entrare il prima possibile nella Ue è vissuto come prioritario. E anche la comunità internazionale segue attentamente questo avvicinamento quale opportunità per depotenziare nazionalismi e radicalismi ancora presenti nei vari paesi.

La Bei iniziò la sua attività di finanziamento nei Balcani Occidentali nel 1977. Oggi essa è la principale istituzione finanziaria internazionale nella regione per volume di attività. Il totale dei prestiti dal 2000 ad oggi è pari a circa 6 miliardi di euro.

Negli ultimi anni si è passati da interventi d'urgenza per ripristinare le infrastrutture essenziali nell'immediato periodo post-bellico a iniziative con un respiro di lungo periodo, nel campo sia delle infrastrutture materiali (ad esempio per assicurare i collegamenti con il resto dell'Europa) sia di quelle immateriali, con interventi volti alla ricostruzione di quel capitale umano fortemente impoverito dai conflitti degli anni 90.

Negli ultimi due anni l'attività di finanziamento della Bei nella regione ha registrato un forte incremento con un volume di circa 1,5 miliardi previsti per il solo anno corrente. Di essi oltre la metà è destinata alla piccole e medie imprese, asse portante dell'economia locale.

Con l'annuncio di oggi si può attivare un cambio di marcia nella politica europea di sostegno finanziario ai Balcani Occidentali. Occorre ribadire l'importanza di fornire assistenza tecnica su progetti d'investimento concreti in una regione in cui frammentazione e conflitti hanno impoverito le competenze nell'analisi, progettazione e realizzazione di opere.

Le istituzioni che fanno parte della Wbif potranno offrire ai richiedenti l'esperienza e competenza nel finanziamento e nella realizzazione di progetti infrastrutturali accumulata in anni di attività in del tutto il mondo.

Dario Scannapieco è vicepresidente della Bei

9 Dicembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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