In poche parole: il Papa ha ragione. Quando ieri ha parlato di «male che ci rende insensibili» Benedetto XVI ha posto la questione centrale dei mass media nel XXI secolo: come reagire al nichilismo che ci pervade dopo la fine delle utopie e delle ideologie del Novecento? «Non dobbiamo essere spettatori come se il male riguardasse gli altri, invece siamo tutti attori» è la sua risposta.
Nel mondo delle stragi in diretta, delle persone calpestate solo perché di diverso parere (e in Italia destra e sinistra si sono distinte nell'ultima stagione nell'assassinare la reputazione di innocenti), quando i leader, a Roma come a New York, non sanno dare alcun buon esempio, il male finisce per dominare sul bene nei media, giornali e blog.
«Voglio rendere omaggio a tutti coloro che in silenzio con i fatti si sforzano di praticare la legge dell'amore che manda avanti il mondo...sono tanti ...che non fanno notizia, che sanno che non serve lamentarsi e rispondono al male con il bene» ha ammonito il Santo Padre. Speriamo che nessuno, per ingenuità o mala fede, voglia equivocare, non si tratta di censurare violenze, malversazioni, ingiustizie. Al contrario si tratta di dare alla luce la stessa importanza del buio, consci che tra verità e menzogna non c'è equivalenza possibile.
L'informazione classica è oggi sulla difensiva non per colpa di tecnologia, rete, twitter. La colpa è nella sindrome horror che ci spinge a prediligere ovunque il volto del male, in politica, in famiglia, nel mondo, fingendo con ipocrisia di denunciarlo, per titillare in realtà il pubblico costretto all'ansia, alla paura, al voyeurismo. Braccando i grandi nei loro vizi, come gli ultimi nelle loro miserie, facendo della violenza la sola sigla di racconto, l'informazione allontana l'opinione pubblica dalla verità. Nei sondaggi svolti tra chi ha abbandonato l'informazione quotidiana di qualità, in edicola o in tv, la risposta maggioritaria è sempre «i media mi danno ansia, troppa».
Il nostro dovere è, e resterà, raccontare la realtà così come ci appare, nel bene e nel male. Ma il nuovo giornalismo dovrà rendere appassionante e avvincente quel che «non fa notizia», gli eroi quotidiani nelle scuole, nelle periferie, in casa, al lavoro, nei paesi in crescita. La cronaca quotidiana come straordinaria salverà l'informazione migliore, sulla carta, su internet, ovunque.