Nel contesto degli sforzi per evitare un replay della crisi finanziaria dello scorso anno, sta emergendo un consenso crescente fra autorità, studiosi e operatori del settore sullo strumento dei CoCo bonds, obbligazioni convertibili eventuali. Il concetto è quello di introdurre nella struttura del capitale delle banche una quota di strumenti di debito che possano essere convertiti in azioni quando l'istituto di credito si trova in difficoltà.
Questo tipo di obbligazioni presenta alcuni benefici. Se, di fronte a una situazione grave, si procedesse alle conversioni, gli obbligazionisti sarebbero costretti a farsi carico di una parte delle perdite, senza trascinare altre passività (i derivati o i pronti contro termine) in un processo di bancarotta, evento che potrebbe innescare panico generale. Così, il contribuente eviterebbe di sborsare cifre ingenti e i creditori sarebbero incentivati a tenere sotto controllo le società emittenti, invece di prestare denaro con disinvoltura dando per scontato che arriverà il governo in soccorso.
Ci sono anche controindicazioni. Un problema di cui si discute è il conversion trigger, parametro oltre il quale scatta la conversione. Se ci si basa sulle cifre contabili, il rischio è di non attivare la conversione nel momento giusto. La soglia del 5% di capitale Tier 1, fissata nella prima emissione di CoCo bonds (da parte del Lloyds Banking Group a novembre) non sarebbe scattata nemmeno nel momento più grave della crisi. Se si sceglie come soglia di riferimento il basso valore delle azioni, il management potrebbe farle scendere di valore per far scattare la soglia e ottenere capitale a basso costo.
C'è un problema più grave che è stato quasi ignorato. Se una banca perde soldi per cattivi investimenti, un'obbligazione di questo genere non impedirà il default sui derivati e i pronti contro termine (quelle che spesso vengono definite passività sistemiche), lo ritarderà soltanto. Uno dei vantaggi del debito è che limita la quantità di risorse che un management inefficiente può sperperare: un default costringe a ristrutturare le imprese inefficienti e a sostituire i dirigenti incompetenti. Eliminando i default, i CoCo bonds accrescono l'inefficienza del settore bancario senza impedire il rischio di default sulle passività e quello di crisi di sistema.
Se vogliamo impedire questi default serve un meccanismo che induca le banche a raccogliere più capitale quando le loro riserve di sicurezza si assottigliano. Purtroppo è in quel momento che raccogliere capitale costa di più: i nuovi fondi sorreggono il valore del debito esistente invece di creare valore per gli azionisti. Come possiamo fare per indurre le banche a raccogliere capitali?
Possiamo imparare dalle banche stesse. Quando gli istituti di credito finanziano l'acquisto di titoli a margine da parte di investitori, tengono quotidianamente sotto controllo l'ammontare del collaterale. Se scende sotto a una certa soglia, fanno una richiesta di deposito, obbligando l'investitore a scegliere se depositare una cifra aggiuntiva come garanzia o perdere l'investimento. Se la richiesta è fatta per tempo (quando il valore del titolo è superiore a quello della cifra preso in prestito), l'investitore preferirà la prima opzione.
Le banche assomigliano a grandi investimenti a margine. Comprano gran parte delle loro attività con denaro prestato. Il regolatore potrebbe indurle a raccogliere più capitale effettuando una richiesta di deposito al momento giusto. Purtroppo, sulle sponde dell'Atlantico, le autorità di regolamentazione si sono dimostrate lente di riflessi. Proprio perché è difficile per una banca raccogliere capitali in tempo di magra, è anche difficile per un regolatore effettuare una richiesta di deposito.
Questo problema può essere risolto con una soglia automatica basata sui tanto denigrati Cds (Credit default swaps). I prezzi dei Cds forniscono un'informazione aggiornata sul rischio di rimborso di un determinato debito: si potrebbe imporre al regolatore di effettuare una richiesta di deposito ogni volta che il prezzo Cds del debito di una banca supera una certa soglia, ad esempio una media di un punto percentuale rispetto al mese precedente. Una soglia verificabile, basata sul mercato, mette al riparo dal rischio che il regolatore ritardi il momento dell'intervento.
Con tutti i suoi difetti, il mercato dei Cds è stato capace di prevedere con esattezza gli istituti più a rischio, da quando è iniziata la crisi. Se fosse stata in vigore questa regola, le banche sarebbero state costrette a emettere azioni nell'autunno 2007 e nei primi mesi del 2008, evitando la spirale a cui abbiamo assistito nell'autunno 2008.
Oltre a rimuovere il problema dell'azzardo morale nell'attività bancaria, questa regola ha il pregio di essere equa. Perché i regolatori dovrebbero trattare le banche diversamente da come le banche trattano i loro clienti?