Ancora una volta, il sindacato metalmeccanico tedesco dimostra realismo e sguardo lungo. Qualche anno fa l'Ig Metall s'impose la moderazione salariale per evitare, o meglio per frenare l'ondata di delocalizzazioni. All'inizio del decennio, scongiurare aumenti eccessivi era un modo per difendere la competitività delle aziende, tanto che tra il 1996 e il 2006 i salari tedeschi sono aumentati in media del 2% all'anno, rispetto a un incremento del 3,5% del costo del lavoro in Francia. Se allora, la moderazione salariale permise al paese di diventare il primo esportatore al mondo, oggi appare necessaria per evitare una corsa ai licenziamenti, dopo che nel 2009 la Germania ha registrato la peggiore recessione dalla fine della guerra. Consapevole della debolezza della ripresa, l'Ig Metall ha deciso di privilegiare la difesa dell'occupazione rispetto a generosi aumenti salariali.
Ancora una volta la Germania - o almeno una parte di essa - si vuole responsabile. In una zona euro in calo di fiducia, alle prese con la crisi greca e la deriva spagnola, il messaggio va ben oltre le frontiere tedesche.