La ragione nei fatti d'Ungheria del 1956 stava dalla sua parte. Lo scorso settembre il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli aveva reso omaggio. Antonio Giolitti, nipote di Giovanni, è stato dal lato giusto della storia molte volte nella sua vita. Partigiano, deputato all'Assemblea Costituente per il partito comunista aveva contribuito a portare nella Carta i valori di solidarietà e uguaglianza. Poi, nel '56 appunto, era uscito dal partito comunista e diventato socialista. Da ministro del Bilancio, con Ugo La Malfa alle Finanze, aveva contribuito a una delle stagioni migliori dei conti pubblici e dello sviluppo italiano. Coniugando equità e rigore. Da commissario europeo, negli anni Settanta, aveva compreso l'importanza della costruzione dell'Unione in un periodo in cui i politici italiani tendevano a snobbarla. All'inizio degli anni Ottanta, denunciando con forza la questione morale, era uscito dal Psi e tornato nel Pci, dove da indipendente aveva vissuto l'ultima stagione politica. Lucidità, forza morale, razionalità. Con Antonio Giolitti se ne va uno degli ultimi pezzi di quei grandi uomini che fecero l'Italia.