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LA PROPOSTA / Union bond per il rilancio della Ue

di Stuart Holland *

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9 Febbraio 2010

L'Europa è nel mezzo di un nodo gordiano tra il debito e il deficit del suo Patto di stabilità e di crescita. Intanto le agenzie di rating (senza alcuna legittimazione democratica) che hanno valutato i titoli tossici con tripla A, sono diventate gli arbitri del futuro di governi eletti democraticamente. Ma limitarsi a ridurre debiti e deficit pubblici dei paesi Ue non è una risposta sufficiente. Senza un programma per uscire dalla recessione, il futuro non potrà che manifestarsi attraverso un aumento drammatico della disoccupazione, dei consumi, dei redditi e del commercio con l'estero, con costi sociali e politici difficilmente sostenibili.
Per tagliare il nodo è necessario imparare dal New Deal del 1930 e per l'Europa ciò significa indebitarsi per investire. L'amministrazione Roosevelt lo fece aumentando il debito pubblico federale, senza effetti sul debito della California o del Delaware. Anche un debito sovrano europeo non avrebbe effetti sui debiti pubblici dei suoi paesi.
Nel 1993 Jacques Delors aveva proposto gli Union Bond. La Francia e la Germania si erano opposti. La Germania oggi si oppone ancora, anche se è fortemente dipendente dalle sue esportazioni e ha bisogno che il resto dell'Europa continui a importare i suoi prodotti, quindi potrebbe opportunisticamente rivedere la sua posizione.
L'Europa, per indebitarsi e investire, non ha bisogno dell'equivalente di un Tesoro americano, né di un federalismo fiscale. La Bei emette già titoli che pesano sulle passività del proprio stato patrimoniale, piuttosto che su quelle dei bilanci nazionali. Per questo la maggior parte dei paesi membri, inclusi quelli i maggiori, non li contabilizzano nei propri conti nazionali.
L'istituzione finanziaria concepita per emettere titoli di debito era il Fondo europeo di investimento (Fei) che ora è parte della Bei. Oltre alla Bei potrebbe oggi operare anche il «Marguerite Network», rete delle grandi Casse europee che include la tedesca Kreditanstalt für Wideraufbau, la francese Caisse des Depôts et Consignations e l'italiana Cassa Depositi e Prestiti.
Gli Union Bond non hanno bisogno dell'approvazione della Bce. Secondo i Trattati in vigore i capi di stato e di governo nel Consiglio europeo possono proporre e attuare «ampie linee guida economiche» per «politiche di interesse generale» che la Bce è obbligata a sostenere. Titoli europei potrebbero generare un reddito garantito per i grandi fondi pensione e per i surplus che le economie emergenti dovranno investire in seguito a una ripresa equilibrata dell'economia mondiale. Come recentemente proposto da Franco Bassanini ed Edoardo Reviglio in articoli circolati nelle istituzioni europee, l'euro potrebbe diventare una valuta di riserva globale, affiancando il dollaro. I titoli emessi dalla Ue, dalla Bei e dalle grandi Casse europee potrebbero attirare grandi capitali per finanziare i progetti dell'Agenda di Lisbona.
L'emissione di titoli europei significherebbe anche che i governi, invece che le agenzie di rating, diventerebbero i responsabili delle conseguenze economiche e sociali delle nuove politiche di investimento. Ciò potrebbe avvenire trasferendo una parte dei debiti sovrani degli stati membri verso un debito sovrano europeo. Diminuirebbe così il rischio di default per i paesi più esposti, dando un segnale ai mercati che l'Europa non permetterà a un proprio paese di rischiare il fallimento, assicurando l'integrità dell'area euro senza la necessità di salvataggi, il costo dei quali si scaricherebbe sui contribuenti dell'Unione.
Ciò non implicherebbe alcuna cancellazione del debito. Gli stati che decidessero di emettere parte del proprio debito con Union Bond avrebbero la responsabilità di pagare il servizio del debito. Ma chi ha avuto il proprio debito abbassato dalle agenzie di rating potrebbe comunque pagare meno per la quota emessa tramite Union Bond.
Ciò avrebbe anche il vantaggio di spingere i paesi ad alto debito e deficit a ridurlo. Il Fondo risponderebbe direttamente ai ministri dell'Ecofin, che potrebbero concordare le quote di debito nazionale che dovessero essere ridotte. Se uno stato membro non rispettasse la quota di debito dell'Unione di sua competenza potrebbe essere sospeso o le sue quote ridotte. Questa pressione e le potenziali sanzioni dipenderebbero però non dalle agenzie di rating ma dai governi.
La Bei ha già un ruolo nel reperire extra risorse fiscali oltre a quelle messe a disposizione dalla Commissione europea. Con l'emissione di titoli europei, la Bei potrebbe contribuire al Programma di rilancio economico europeo, secondo il modello americano del New Deal. La Bce rimarrebbe il guardiano della stabilità, mentre la Bei garantirebbe crescita, occupazione e coesione sociale.

* Ex consulente del presidente della Commissione europea Jacques Delors

9 Febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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