Nello stanzone di via Larga al numero 12, nel cuore di Milano, davanti alle sei postazioni dello sportello unico attività produttive in fila ci sono donne, giovani, anche un signore di 70 anni. Un segnalatore elettronico aiuta a disciplinare l'attesa. Chi vuole aprire o far cessare un'attività passa di qui. Con il suo carico (leggero) di moduli già ben compilati e con un inventario di idee, a volte standardizzate, a volte originali, a volte addirittura stravaganti. In coda, gomito a gomito, c'è chi non disdegna di aprire un tradizionale negozio e chi invece si porta ap presso una richiesta fuori dagli schemi: l'attività di Bus-runner, un servizio mobile rivolto alle persone che fanno jogging o sport per le vie della città.
La sfida dell'impresa in un giorno funziona. Almeno per le attività più "comuni". Per aprire kebab, centri massaggi, lavanderie a gettone anche gli immigrati si mettono in coda. Tutti lì ad aspettare il proprio turno. Il più delle volte la pratica si risolve in pochissimo tempo. A dirigere il traffico degli aspiranti imprenditori è Claudia Bugiardino, responsabile dell'ufficio: ascolta, chiede chiarimenti, suggerisce, smista. Lo sportello appare come una finestra sul mondo delle imprese che tenta di reagire alla crisi. Che qui si tocca con mano. In fila, purtroppo, e non sono pochi, si presentano anche quelli che l'attività sono costretti a chiuderla.