Si fa presto a dire sport. E si fa presto a dire sponsor. Specie in questi giorni, segnati da una nuova ondata di rinunce da parte di grandi gruppi da sempre presenti sui circuiti di Formula Uno oppure nei campi della seria A. Una tendenza che non sembra affatto colpire gli enti pubblici. Sì, perché anche "noi contribuenti" siamo spesso sponsor - magari incosapevoli - di questa o quella attività sportiva, di questa o quella squadra. Di dilettanti, ma non solo.
Un'attitudine molto sentita. Specie nelle isole. Basti dire che la regione Sardegna spende circa 3,1 milioni per sostenere le società sportive. La metà del fondo, 1,6 milioni, l'ha incassata il Cagliari, che spende poco di più per pagare gli ingaggi di tre dei suoi gioielli, Daniele Conti, Jeda e Nenè.
Il resto se lo sono spartite le tre squadre di calcio di Lega Pro dell'isola (300mila euro a testa), la Dinamo basket (quasi 500mila euro) e le due formazioni di boxe. Ogni intervento è proporzionato ai costi del campionato in cui milita la squadra.
Strategia diversa, ma cifre importanti anche in Sicilia. La regione ha distribuito circa 1,6 milioni, spalmandone circa 1,2 tra ben cinquecento società, molte dilettantistiche e di sostegno ai disabili. Anche oltre lo Stretto, qualcosa va ai club professionistici, come accade con il Catania Calcio che dalla regione ha ottenuto poco meno di 42mila euro.
Calcio, ma non solo. Anzi, la Sicilia sembra proprio avere a cuore il sostegno a tutti gli sport. Ricevono contributi la pallanuoto, il judo, la pallamano. Seimila euro a testa sono andati alle undici squadre siciliane di wushu-kung fu, l'antica arte di combattimento cinese nata, secondo la leggenda, cinquecento anni prima dell'anno zero e oggi ricca di otto discipline e tredici stili. Anche l'unica squadra professionistica di taekwondo dell'isola, iscritta al campionato di serie A, ha avuto il suo contributo: 2.500 euro per sostenere l'arte marziale coreana "dei pugni e dei calci volanti".
Tra i 200 e i 450 euro, a seconda dei campionati di iscrizione, a ognuna delle 45 squadre di pallapugno. In tutto, circa 14mila euro a sostegno di uno sport dove gli atleti, quattro per squadra, non hanno "attrezzi": colpiscono la pallina di gomma o con il pugno o con la mano aperta. Diciassette mila euro per le 43 squadre di pallatamburello: cinque contro cinque, nessuna rete in mezzo, solo una linea sul terreno e al posto delle racchette un tamburello. Con la palla che può superare i 200 chilometri l'ora. E il pubblico-sponsor ai bordi del campo a fare il tifo.