Vito Scalia fu protagonista di un'intensa vicenda nella Cisl dei primi anni 70. Erano gli anni dell'unità sindacale. La volevano i lavoratori, le avanguardie la preparavano. Ma anche le resistenze erano forti, tanto più nella Cisl, dove molti temevano una deriva che cancellasse l'impronta cattolica nel nuovo sindacato. Scalia si pose come l'interprete di questi timori. Era uomo di fortissimo carattere, polemico più del dovuto, brillante nel parlare. Leader in Sicilia, aveva combattuto tutte le sue battaglie accanto a Bruno Storti, il leader della sua confederazione. Ma in quest'ultima battaglia i due si contrapposero. Storti pose tutte le sue fortune sulla scommessa unitaria, Scalia la combatté. La Cisl si spaccò verticalmente. Con Storti la sinistra, guidata da Luigi Macario e Pierre Carniti, le categorie dell'industria, le federazioni del Nord. Con Scalia il pubblico impiego di Franco Marini, i braccianti di Sartori, gli elettrici di Sironi, le federazioni del Mezzogiorno.
Lo scontro aperto avvenne in un consiglio generale della Cisl a Spoleto nella primavera del 1972. Le due posizioni si dettero battaglia senza risparmiare colpi. Furono convocati tutti i membri del consiglio. Ci fu chi venne in ambulanza perché gravemente ammalato, Danilo Beretta, leader dei chimici, chi, si favoleggiò, fu chiuso in bagno al momento del voto. Alla fine non vinse nessuno, il conto uscì alla pari. Dopo poche settimane ci fu un altro consiglio generale e Storti vinse di un solo voto. Ma fu quanto bastava, perché Scalia cominciò a perdere colpi e al congresso confederale del giugno 1973 Storti vinse definitivamente.
Scalia però non abbandonò la partita, andò fino in fondo. Era sostenuto dalla Dc di Flaminio Piccoli, che aveva vissuto molto male la nascita del Mpl, un movimento dove militavano anche molti cislini e che si temeva potesse portare alla rottura dei cattolici, quindi all'indebolimento della Dc. Si parlò a lungo di scissione, Scalia certamente ci pensò, ma al momento delle scelte la destra della Cisl fece marcia indietro, vinse l'autonomia della confederazione. Scalia fu lasciato solo, i probiviri discussero anche della sua espulsione, tutto finì quando lui si dimise.