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Ma la banca non chiuda per ferie

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4 Agosto 2009
Ma la banca non chiuda per ferie (Ansa/Maurizio Brambatti)

di Alessandro Plateroti


È la prima volta che viene raggiunto un accordo diretto tra imprenditori e banche, a dimostrazione che dialogo e negoziato tra protagonisti della vita economica restano lo strumento migliore per ottenere risultati positivi. Il ministro Giulio Tremonti ha fatto la sua parte, anche con qualche bacchettata, e si è fatto il passo avanti. L'Abi stima che l'accordo sulla moratoria dei debiti darà alle imprese una liquidità aggiuntiva di 30-40 miliardi di euro: ma nell'attesa del riscontro, è auspicabile che il sistema creditizio si attrezzi raccogliendo l'invito del presidente della Confindustria Emma Marcegaglia perché oltre ai 45 giorni d'attesa prima che l'intesa entri in vigore, le imprese dovranno anche aspettare i tempi delle istruttorie, che per le banche richiederanno altri 30 giorni. Gli effetti dell'accordo non si avranno prima di novembre: e attese più lunghe, in una fase incerta come il prossimo autunno, rischierebbero di vanificare gli impegni presi.
Se l'intesa funzionerà sarà anche più facile moltiplicare il modello nel tempo. Innanzitutto con corrette relazioni collettive fondate sull'esposizione dei reciproci problemi sul fronte congiunturale, senza le solite lamentele; in secondo luogo con un "codice" di comportamento nelle relazioni creditizie, ovviamente generale e facoltativo. Non si lederebbe il principio della libera concorrenza, ma si incentiverebbe una migliore civiltà creditizia; e infine si darebbe un punto di riferimento alla politica e alle istituzioni per quanto riguarda la legislazione generale.
L'intesa però - anche se correttamente applicata - non è una panacea, ma allevia i drammatici problemi di una parte del sistema produttivo fornendo un po' d'ossigeno. La vera sfida è ora risolvere i problemi di fondo delle nostre aziende.
Le imprese, soprattutto le piccole e medie, guardano all'erogazione del credito, visto che tante boccheggiano; e alla mancanza di risorse di larga parte dei fornitori della pubblica amministrazione, problema sempre discusso e mai risolto. Le grandi aziende stanno beneficiando della progressiva riapertura del mercato dei capitali per dotarsi di debito a basso costo. Le medie e piccole stentano e sono il polmone produttivo della nostra economia. Oggi il grande problema non è solo la dotazione di denaro necessaria per gli investimenti, ma è il finanziamento del circolante, cioè la cassa per pagare fornitori e stipendi. Lo sanno bene gli imprenditori, lo hanno riconosciuto recentemente sia il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi sia il presidente della Consob Lamberto Cardia: entrambi hanno denunciato i rischi di «asfissia finanziaria» e l'importanza di non far mancare alle aziende il denaro necessario per completare il processo di ristrutturazione industriale già avviato.
E adesso tutti, aziende, banche e Banca d'Italia dovranno fare, nell'ambito della propria responsabilità, la propria parte, anche senza troppa diffidenza per tutti gli strumenti a disposizione, Tremonti bonds inclusi. Non è il momento della diaspora, è il momento della cooperazione e l'accordo di ieri è dunque un primo, utile passo.

4 Agosto 2009
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