Il mondo politico reagisce alle parole con le quali il Silvio Berlusconi ha dato il via al congresso fondativo del Pdl. Critico il segretario del Partito Democratico, Dario Franceschini, secondo il quale «Berlusconi dice le stesse cose, usa gli stessi slogan dal 1994, quando avevano tre anni molti degli elettori che voteranno nelle prossime elezioni di giugno». «Bisogna - aggiunge Franceschini - che si tolga dal linguaggio e dalla mente cose del passato e faccia uno sforzo di guardare avanti» . Il leader democratico giudica positivo, comunque, che «oggi nasca un grande partito di destra, che sarà il nostro avversario, il nostro interlocutore, ma che semplifica il sistema politico italiano».
Apprezzamento per il discorso del leader del Pdl da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini, già leader di Alleanza Nazionale, il quale rileva come l'intero intervento del Cavaliere sia «la dimostrazione che il Pdl non è una Forza Italia allargata, ma l'incontro tra due forze al termine di un percorso». Fini elogia anche «l'affettuoso passaggio dedicato da Berlusconi a Tatarella» e accoglie con favore il riconoscimento tributato da Berlusconi al ruolo di An nel Pdl.
Positivo anche il commento del leader della Lega, Umberto Bossi, soprattutto laddove Berlusconi ha apprezzato il ruolo politico del Carroccio. «Ovviamente il rapporto con il Pdl sarà sempre di alleanza», ha detto Bossi, elogiando anche il nome del nuovo soggetto politico: «Mi piace molto il nome, è sempre bello il riferimento al popolo».
Bocciatura senza appello, invece, da parte del leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, che definisce il presidente del Consiglio «il nuovo ducetto d'Italia» e che «toglie spazio all'informazione e al Parlamento». «La cosa più falsa che ha detto, comunque - attacca Di Pietro - è il suo richiamo alla fedeltà per la Costituzione. Tra il dire e il fare, infatti, c'è di mezzo un mare di illegittimità costituito dalle sue leggi ad personam e da altri provvedimenti come quello del testamento biologico che è profondamente incostituzionale».
Secondo il ministro per l'Attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, invece, «il Pdl è la nuova Dc: chi viene da lì la riconosce a naso, odore, a facce. Chi viene da altre storie ha imbarazzo a dirlo e noi, va bene, non glielo diciamo, ma la sostanza è quella». Per forza e per insediamento elettorale, aggiunge Rotondi, «questo è il partito che finalmente succede alla Democrazia Cristiana. Dobbiamo dar atto a Berlusconi di aver recuperato tutta intera una tradizione, fondendola con altre e portandole alla vittoriache in politica significa il governo del Paese e il rispetto in Europa».