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I Numeri del Congresso

Fini: non si irride il Parlamento

di Barbara Fiammeri

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27 marzo 2009

Alla vigilia del congresso del Pdl, si riaccende la tensione tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Chi è oggi in Parlamento – dice il premier da Acerra dove ha inaugurato il termovalorizzatore – «è lì, con due dita, ad approvare tutto il giorno emendamenti di cui non conosce nulla. Quando ho fatto il paradosso del capogruppo che vota per tutti era per dire che gli altri sono veramente lì, non per partecipare, ma per fare numero». Durissima la replica che arriva poco dopo dal presidente della Camera: «La democrazia parlamentare ha procedure e regole precise, che devono essere rispettate da tutti, in primis dal capo del Governo. Si possono certo cambiare, ma non irridere».
Parole che Fini – sollecitato da una richiesta di chiarimenti da parte del capogruppo del Pd Antonello Soro – ribadirà poco dopo in Aula, sottolineando che le affermazioni del premier sul ruolo dei parlamentari rischiano «di alimentare un qualunquismo e una sfiducia nelle istituzioni di cui credo nessuno ravvisi la necessità». Nella maggioranza si cerca di tamponare la falla. Italo Bocchino (ex An), vicecapogruppo vicario dei deputati del Pdl, interviene a sua volta per spiegare che nessuno mette in discussione il ruolo del Parlamento e che al premier si può imputare semmai solo «un eccesso verbale».
Berlusconi, che già pregusta l'apoteosi di oggi pomeriggio alla Fiera di Roma, dice di «cadere dalle nuvole». «Non riesco a capire in quale modo possano essere stati stravolti i miei ragionamenti sulla necessità, da tutti condivisa, di riformare i regolamenti parlamentari», insiste il premier, che di lì a poco avrebbe varcato il portone di Montecitorio per incontrare Fini.
Un confronto già in calendario da tempo (all'ordine del giorno il congresso del Pdl e le ultime limature sullo statuto), ma che serve anzitutto a chiarire quanto avvenuto in queste ore. Per fortuna – come dice l'ex reggente di An Ignazio la Russa, futuro triumviro del Pdl – Berlusconi e Fini proprio ieri avevano in agenda un faccia a faccia alla Camera. Un incontro "chiarificatore" al termine del quale Berlusconi non rilascia alcuna dichiarazione.
Le diplomazie del premier e del presidente della Camera ci tengono però a far sapere che si è trattato di un colloquio «molto cordiale» e che quanto avvenuto poco ore prima è solo frutto di un «fraintendimento», tant'è – spiega La Russa presente all'incontro assieme a Gianni Letta – che Fini oggi sarà al congresso ad ascoltare Berlusconi e altrettanto farà domani il premier quando a salire sul palco della kermesse pidiellina sarà il presidente della Camera.
L'attenzione adesso è infatti tutta rivolta al congresso. Berlusconi ha voluto che fosse quanto mai lontano dalla liturgia tradizionale dei partiti: niente notabili sul palco, molta musica e maxi-schermi, giovani in prima fila. Una sorta di convention americana.
Il premier parlerà due volte, oggi attorno alle 18 e domenica per la chiusura, quando sarà già stato acclamato (sia pure per alzata di mano) presidente del Pdl. Ruolo che ricoprirà almeno per tre anni, quando verrà indetto un nuovo congresso, e che gli consentirà di decidere come un vero monarca. Il presidente – recita lo Statuto – ha infatti «la rappresentanza del partito, ne dirige l'ordinato funzionamento e la definizione delle linee politiche e programmatiche. Convoca e presiede l'ufficio di presidenza, la direzione e il consiglio nazionale. Ne stabilisce l'ordine del giorno, procede alle nomine degli organi del partito e assume le definitive decisioni».
Nel discorso di oggi Berlusconi presumibilmente ripercorrerà la storia del centro-destra, della sua «discesa in campo», dell'incontro tra Fi e An, dei valori del Pdl, nel quale – come ha detto ieri – potrebbe rientrare l'Udc. Pier Ferdinando Casini però fa spallucce: «È interessato perché i sondaggi, che lui conosce bene, ci danno in crescita». Il discorso di chiusura sarà invece dedicato essenzialmente al futuro, alle prossime tappe. E sarà in questo secondo appuntamento congressuale – il giorno dopo il discorso di Fini – che probabilmente Berlusconi tornerà a insistere su un ripensamento della Costituzione in chiave presidenzialista.

27 marzo 2009
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