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Fassino: «Nessuna riposta alle parole di Fini». Casini: «Pieni poteri, ma promesse non mantenute»

di Riccardo Ferrazza

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29 marzo 2009

ROMA - Consenso (quasi) unanime al discorso di Silvio Berlusconi dalla sua maggioranza, mentre piovono critiche dall'opposizione che lo accusa di non aver proposto soluzioni alla crisi e aver eluso i nodi posti dal discorso del giorno precedente di Gianfranco Fini.

Per il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto «il discorso del presidente è stato chiarissimo: nasce per la prima volta una formazione unitaria di tutto lo schieramento del centro-destra che copre largamente il centro e lascia pochissimi spazi a destra». Una formazione «articolata» che «ha una leadership chiara, quella di Silvio Berlusconi e in Fini un ruolo di responsabilità di grande rilievo» che metterà tutto l'impegno «sul Governo e la riforma delle istituzioni».

A pensarla diversamente nel Pdl sembra essere solo Roberto Menia, sottosegretario all'Ambiente di provenienza An, critico sui tempi e modi di una fusione tra partiti che non condivide. «È stato un discorso didascalico. Ho apprezzato ieri Fini che ci ha dato delle sollecitazioni alle quali immaginavo il premier avrebbe risposto oggi. Forse - ha aggiunto ironico - lo farà domani...».

Nelle parole del premier, Pier Luigi Bersani (Pd) ci ha visto «molta retorica, molta autocelebrazione, un'ennesima auto apoteosi di Berlusconi, niente di concreto per questo Paese, le parole sulla crisi sono state di una distanza stellare dalla realtà». «Ieri Fini - osserva Piero Fassino (Pd) - ha posto la questione delle riforme istituzionali da fare insieme all'opposizione e ha detto che la laicità non può essere sacrificata. Oggi Berlusconi ha eluso questi nodi che sono rilevanti e sui quali noi incalzeremo il centro-destra».

Molto critiche anche le parole dell'ex alleato Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc che il premier non naconde di voler riportare nell'alveo del Pdl. «Berlusconi - dice l'ex presidente della Camera - è un uomo solo al comando, ha ottenuto tutto il potere che voleva, neanche De Gasperi aveva tanta forza. Ma nei 15 anni precedenti non ha fatto tutto quello che ha promesso e se non serve a risolvere i problemi degli italiani, mi viene il dubbio che il potere per il premier ci sia ma non serve all'Italia».

Il più duro, come gli capita da tempo, è Antonio Di Pietro: «Da Berlusconi - dice il leader dell'Idv - un tipico discorso da vero e proprio ducetto: vuole azzerare la Costituzione e diventare il padre padrone della sua nuova azienda "Italia"».

29 marzo 2009
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