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Bergamo, «l'ultima Curia» del Pd

di Marco Alfieri

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04 giugno 2009

«L'ultima Curia», si lascia andare, malizioso, un vecchio consigliere comunale. Strategica, capillare, influente. Di certo c'è anche questo in palio, nel voto amministrativo di Bergamo. Roberto Bruni contro Franco Tentorio, centrosinistra contro centrodestra. Con l'Udc che corre solo, pronto ad accordi post ballottaggio, se finirà come dicono i sondaggi.

Ma soprattutto «l'ultima Curia» su una dorsale padana in cui il Pd governa da anni ma sta perdendo uno a uno le sue piazzaforti, «anzi i suoi campanili», come in un domino perverso. Milano, vabbè, è dal '93 che è terra ostile, in concidenza con una chiesa ambrosiana in cui il tessuto vivo delle associazioni, dopo la partenza del cardinal Martini, produce meno capacità di proselitismo.
Però la cattolicissima Verona è stata governata dall'ex Ulivo dal 2002 al 2007, quando il sindaco uscente, il cattolico "adulto" Paolo Zanotto, rampollo della buona borghesia cittadina (suo padre Giorgio fu lo storico presidente della banca popolare di Verona) non arriva nemmeno al 40% contro il crociato leghista Flavio Tosi, che vince attaccando la Curia, allora retta dal lungo magistero "di sinistra" del vescovo Flavio Roberto Cattaneo, e il suo buonismo verso rom e immigrati, in nome di un cattolicesimo più identitario.

La rupture veronese si ripete nel 2008 a Brescia, altra capitale del cattolicesimo democratico padano, la patria di Giovanni Bazoli e della finanza cattolica. L'anno scorso, infatti, il sindaco uscente di centrosinistra, Paolo Corsini, non può più ricandidarsi. Al suo posto corre l'ex Dl Emilio Del Bono che perde netto contro il forzista di rito ciellino, Adriano Paroli. Morale: la culla del cattolicesimo montiniano passa a destra proprio in coincidenza con l'offensiva della Compagnia delle Opere dentro il minicolosso energetico A2A proprio in questi giorni alle prese con un tortuosissimo cambio ai vertici. Di qui il timore del Pd che teme di vedersi recapitare nel weekend un terzo avviso di sfratto, trasformando Bergamo, altra piazzaforte dove la curia conta, in una Brescia o Verona bis. Identico anche il mantra elettorale: la questione sicurezza, che sta spostando sempre più a destra un blocco sociale egemone fatto di autonomi, microimprenditori, padroncini e professionisti.

È un po' questa la crasi che attraversa il cattolicesimo "padano" nelle sue capitali, all'incrocio tra politica e consenso elettorale: episcopati espressione di un magistero democratico contrapposti ad una base che vota il forzaleghismo. Un tratto martiniano, propenso alla mediazione con le istanze laiche, contro una corrente ecclesiale più interventista.
Il voto di Bergamo può leggersi anche così. Il sindaco uscente, Bruni, ha un profilo collaudato e una lista civica accreditata addirittura del 16% dei consensi. Avvocato penalista, ex socialista con buone entrature nei felpati ambienti ecclesiatici, Bruni è non a caso appoggiato dall'Eco, il giornale della Curia, fino a ieri retta da Roberto Amadei e oggi in continuità montiniana dal bresciano Francesco Beschi.

Perché in fondo sempre lì si torna. Ricordiamo che la casa editrice Sesaab, che edita l'Eco, controlla la cosiddetta "pedemontana dell'informazione": La Provincia di Como, di Varese, di Lecco e di Sondrio. Una dorsale di enorme interesse economico lungo la quale era già stata tracciata la rotta della gemella "pedemontana finanziaria", imperniata su Bpu (oggi fusa con Banca Lombarda in Ubi banca), dopo che i bergamaschi, nel 2003, accorpano gli istituti di credito del territorio (Popolare di Bergamo- Credito Varesino e Commercio & Industria). Il che da il senso giusto del peso del Vescovo orobico sulle cose di mondo.
Il centrodestra, a sua volta, mette insieme la potenza di fuoco di Lega e Pdl fin dal primo turno, anche se il Carroccio sembra più interessato alle Provinciali. Il candidato sindaco, Franco Tentorio, è uno stimato commercialista che siede in consiglio comunale da ben 39 anni. Ex Msi, poi An e oggi, appunto, Pdl. In realtà Tentorio era già stato vicesindaco nella giunta di Cesare Veneziani, ma questa volta è più temuto dal Pd perché corre de facto appoggiato dalle maggiori categorie d'impresa e delle professioni.

Previsioni? «Conteranno le ragioni amministrative di un sindaco che gode del 65% di gradimento», sperano dal quartier generale di Bruni. «Conterà la scelta di campo perché Bruni è solo l'ultimo sodale dell'accoppiata Visco e Prodi», rispondono i manifesti del Pdl, che sulla sicurezza sta mutuando il muscolarismo leghista: «Fermiamo i barconi, vade retro invasione». Con un occhio al municipio, ma anche al campanile.

04 giugno 2009
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