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La sfida del Pd in Puglia

di Lina Palmerini

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3 giugno 2009

Il cd si chiama Al Massimo. Il titolo è un gioco di parole che prende i nomi di battesimo dei due cantanti: Al Bano e Massimo Ferrarese. Dieci duetti sulle note di canzoni famose – "Volare", "Come saprei", "L'emozione non ha voce" – che è diventata la colonna sonora di questa campagna elettorale a Brindisi. Sì perché per raccontare la sfida del Pd in Puglia contro l'armata del Pdl bisogna cominciare da qui, da questo capoluogo di provincia. Il candidato presidente, al suo primo test politico, è, appunto, Massimo Ferrarese. Non è un cantante anche se le qualità vocali ci sono.

Lui è un imprenditore con attività dal settore edile a quelle dell'energia, ha ricoperto ruoli di vertice nella Confindustria locale, ha 47 anni, due figli, capelli brizzolati e sorriso aperto. Grande amico di Al Bano, neanche a dirlo, che è suo partner in iniziative benefiche oltre che in duetti musicali. Ma lui è soprattutto l'emblema di questo "catenaccio moderato" che il Pd sta giocando contro il centro-destra. La Puglia ha sempre riservato sorprese in politica, ha sparigliato e ribaltato equilibri bipolari, e questa volta diventerà – nel Sud – ancora una volta un laboratorio. Non solo perché si vota in tutte le province, tranne Foggia, ma perché qui il Pd sfodera una vocazione più moderata che di sinistra, più centrista che mai. Tutti i candidati – nuovi e vecchi – vengono dal mondo popolare e cattolico e a Brindisi, in particolare, questa vocazione tocca il suo apice.

Massimo Ferrarese potrebbe diventare quello che Lorenzo Dellai è a Trento. Perché a Brindisi si realizza un matrimonio inusuale, raro, quello tra Pd e Udc. «Sono amico personale di Pier da diversi anni, lui mi aveva già offerto una candidatura alle scorse elezioni politiche ma ho rifiutato. Ora invece ho deciso di dire sì. E quando gli ho proposto l'alleanza con il Pd lui ha accettato». Ferrarese racconta questa avventura disegnandone bene i confini che tagliano fuori la sinistra radicale e l'Idv. A sostenere Ferrarese c'è invece la lista "Io Sud" di Adriana Poli Bortone (ex An) – che ha rotto con il Pdl ed è in tandem con l'Udc – e, oltre alla sua lista civica, ci sono quelle formate da donne e giovani, i socialisti del Pse, i Socialisti per Brindisi. «Tenga conto che io sono un ex simpatizzante di Berlusconi e se ora guido una coalizione di centro-sinistra è perché qui il Pd vuole presentare il suo volto più moderato. È questa la mia traiettoria politica che si distingue da un centro-destra che fa solo gli interessi del Nord. E, anzi, usa i soldi del Fas come bancomat per finanziare altro». Ferrarese lo sa che la battaglia contro il suo competitor del Pdl, Michele Saccomanno, è durissima. «Se non ci fosse stata la mia candidatura, il Pdl vinceva con il 70%. Ora invece si combatte, la vittoria a tavolino non c'è».

La rivolta "sudista" in Puglia è leit motiv della campagna elettorale di centro-sinistra. La racconta con i numeri Vincenzo Divella, altro candidato senza tessera Pd, anche lui imprenditore, presidente uscente della provincia di Bari. «Abbiamo perso 400 milioni per la sanità, 315 milioni che erano destinati ai crediti d'imposta, 39 milioni per gli alloggi popolari, avremo 5mila persone a spasso tra docenti e personale amministrativo della scuola. E sa dove il Governo ha dirottato questi soldi? Alla privatizzazione della Tirrenia, a Trenitalia – quando da Bari a Roma ci vogliono 5 ore – ad Alitalia, alle banche, al buco del comune di Catania. Questo Governo ci ha rubato i soldi». Anche Divella, 66 anni, imprenditore di un'azienda alimentare, 4 figli, racconta la sfida del centro-sinistra come una sfida moderata. Ed è curioso che il Pd assuma questo profilo nella terra di Massimo D'Alema. «Ma perfino Vendola si è spostato al centro, figuriamoci D'Alema», ci dice Divella che per "sdoganare" Nichi Vendola quando si candidò alla Regione (e lui già era alla provincia) si presentò alle manifestazioni elettorali con un orecchino.

Ma Divella è stato anche il primo imprenditore a buttarsi in politica: una tendenza che ora si sta diffondendo. Forse perché l'economia al Sud vuol dire soprattutto spesa pubblica? «Non possiamo più stare al ricatto della politica. Io mi auguro di avere altri imprenditori compagni di viaggio. Siamo ancora pochi. Gestire un'amministrazione è come stare in un Cda: l'obiettivo è lo sviluppo». Il suo avversario del Pdl è un oncologo presidente della Lilt, Francesco Schittulli, contro il quale Divella schiera 8 liste che tengono insieme tutta la vecchia Unione: sinistra radicale, vendoliana, Idv, liste civiche, Verdi e Pd.

La vecchia Unione prodiana tiene a Bari e a Lecce, si sfascia invece a Taranto. Anche qui, altro candidato moderato, questa volta un ex sindacalista della Cisl, che ha rotto con Rifondazione alle scorse comunali ma mantiene l'alleanza con la sinistra vendoliana. Gianni Florido è una conferma del centro-sinistra, è lui che sfida da un lato Rifondazione dall'altro il candidato Pdl, Domenico Rana. Dulcis in fundo, due donne. Loredana Capone a Lecce (contro Antonio Gabellone, Pdl) e Pina Marmo alla Bat (provicia di Barletta Andria Trani) entrambi di centro e vicine al mondo cattolico, sono gli unici volti femminili di questo Pd a caccia di centro.

  CONTINUA ...»

3 giugno 2009
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