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Elezioni comunali: il Pd si gioca tutto in 5 città,
decisive le scelte dell'Udc

di Roberto D'Alimonte

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17 Maggio 2009

Le elezioni comunali sono tutta un'altra cosa rispetto alle provinciali e alle europee. Sono quattro i motivi per cui la sinistra può sperare in un risultato migliore in questa arena rispetto alle altre: 1) la maggioranza dei comuni capoluogo in cui si vota è in regioni "rosse"; 2) la sinistra va meglio nei comuni capoluogo e in generale in quelli più popolosi rispetto al resto della provincia e ai comuni di minori dimensioni; 3) i fattori locali (i problemi del comune e il profilo dei leader locali) pesano di più del trend politico nazionale che in questo momento è negativo per la sinistra; 4) in questa arena l'effetto- Berlusconi è poco influente (tranne forse a Bari).

Le previsioni: 13 a 9 per il centro-sinistra più 5 città in bilico
Nel 2004 si è votato in 28 comuni capoluogo e la sinistra ha vinto in 22 casi. Questa volta si vota, oltre che nei 28 comuni del 2004, anche a Pavia e a Pescara dove le elezioni si sono svolte rispettivamente nel 2005 e nel 2008 e hanno visto la vittoria della sinistra. Quindi complessivamente la sinistra ha governato in 24 dei 30 comuni capoluogo che vanno al voto il 6-7 giugno. La destra ha governato negli altri sei. Quale sarà il bilancio delle prossime elezioni? La nostra stima è che la sinistra vincerà di certo in 13 comuni (si veda la tabella).

Per la destra le vittorie certe sono nove. Gli altri comuni sono in bilico. I capoluoghi sicuri per la sinistra sono quasi tutti in Emilia Romagna, Toscana, Marche e Umbria cui va aggiunta Potenza. In questo gruppo esiste qualche situazione critica ma non dovrebbero esserci sorprese. A Reggio Emilia e Livorno il Pd si presenta diviso, a Potenza un ex leader della Margherita locale è diventato il candidato della destra. Nonostante questo però la sinistra ufficiale dovrebbe farcela quanto meno al secondo turno. La partita più interessante si giocherà al Nord. Nel 2004 la sinistra ha vinto a Biella, Verbania, Cremona, Bergamo, Pavia (2005), Padova. Sono tutti comuni in un territorio dove la sinistra è in minoranza. La destra vinse solo a Vercelli e Imperia. È estremamente improbabile che questo sia l'esito delle prossime elezioni, anche se la partita è molto aperta.

Le città in cui il centrosinistra si gioca tutto
Alla fine però più che sui numeri di vittorie dell'uno e dell'altro schieramento la lettura di queste elezioni dipenderà dall'esito delle sfide nelle città più importanti: Bergamo, Padova, Bologna, Firenze e Bari. Se la sinistra riuscirà a vincere di nuovo in tutte queste città o nella maggioranza di esse il bilancio complessivo della tornata elettorale del 6-7 giugno potrebbe essere molto meno negativo di quello che i pronostici sulle europee e sulle provinciali lasciano presagire al momento. E su questo terreno le cose non sono messe male per la sinistra. A Bologna e Firenze i suoi candidati-sindaco – Flavio Del Bono e Matteo Renzi – hanno ottime possibilità di farcela. A Bologna la destra non solo è divisa ma la sfida tra i suoi due campioni – Giorgio Guazzaloca e Alfredo Cazzola – si è trasformata in un duello all'ultimo colpo basso. Anche se Del Bono fosse costretto ad andare al secondo turno è assai improbabile che si possa ricomporre l'unità dell'elettorato di destra. La situazione qui è l'opposto di quella che si verificò nel '99 quando vinse Guazzaloca.

A Firenze Renzi è inviso a una parte della sinistra ma piace ad una parte dell'elettorato di destra che non ha un candidato forte. Anche qui la vera incertezza è se ci sarà o meno un secondo turno.
A Bergamo, Padova e Bari le cose sono molto più incerte. Ma è proprio qui che si gioca la partita più importante dal punto di vista simbolico e politico. In fondo a Bologna e a Firenze la sinistra "deve" vincere. Queste sono due sue roccaforti, situate in un territorio tradizionalmente di sinistra. Non è così nelle altre grandi città citate. A Bergamo il sindaco uscente Bruni vinse nel 2004 "per caso" grazie alla sua abilità ma grazie anche alle divisioni della destra. Adesso si ripresenta, puntando molto sulla sua lista civica, ma trova una destra unita in una città dove alle ultime politiche i partiti (Pdl e Lega) che appoggiano il suo avversario hanno superato il 50 per cento. Se nessuno vincerà al primo turno sarà l'Udc, che va da sola al primo turno, a fare la differenza con il suo 5 per cento. Il fattore-Udc può pesare anche a Padova e Bari. A Padova il sindaco uscente Zanonato ha vinto nel 2004 al primo turno. Alle politiche del 2008 Pdl e Lega hanno superato di poco il 43%, mentre il Pd si è confermato il primo partito con il 35 per cento. È una gara aperta in cui Zanonato si presenta con una larga coalizione formato-Unione. È così anche a Bari dove Emiliano – il sindaco uscente del Pd – ha scelto la stessa soluzione "unionista" ma deve fare i conti con un Pdl che nel 2008 da solo ha preso quasi il 48% dei voti. Tra l'altro qui potrebbe pesare anche l'effetto "Berlusconi-Petruzzelli" e cioè la riapertura, alla presenza del Cavaliere, del teatro-simbolo della città proprio in piena campagna elettorale. Se Emiliano non vince al primo turno l'Udc può essere decisiva.
  CONTINUA ...»

17 Maggio 2009
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