«La Ue destina la maggior parte delle proprie risorse al funzionamento della burocrazia». Non è l'affermazione di un euroscettico, ma una frase riportata sul sito web della Commissione, nella sezione dedicata ai "falsi miti". Per sfatare quello in questione, l'esecutivo di Bruxelles spiega che l'azienda Europa costa meno del 6% del bilancio totale dell'Unione (5,7% per la precisione). Un assegno che nel 2009 vale 7,7 miliardi di euro e serve a far funzionare un ingranaggio composto da nove istituzioni, tre sedi geografiche separate e 27 Paesi rappresentati.
A due settimane dalle elezioni europee il Sole 24 Ore del Lunedì ha fatto i conti in tasca a Europarlamento, Commissione Ue, Consiglio dell'Unione europea e Corte di giustizia. Il confronto con il 2005, l'anno del primo bilancio dopo l'ultimo grande allargamento, mostra che i costi amministrativi sono cresciuti del 21% e l'importo è destinato ad aumentare ancora: la previsione per il prossimo anno è per una spesa di funzionamento della macchina di 8 miliardi, anche se la percentuale rispetto al bilancio totale resterà la stessa.
Il meccanismo più costoso è quello della Commissione Ue che, con 25mila dipendenti, è anche l'istituzione più "affollata". Qui, come nelle altre tre istituzioni, la parte più consistente delle risorse (oltre la metà) è destinata al personale. E se al secondo posto si piazza il Parlamento, si scopre che anche nelle sedi comunitarie si sente il peso dell'invecchiamento. Così, a sorpresa, la terza voce di spesa è quella legata alle pensioni dei dipendenti, che ammonta a 1,13 miliardi. Più del necessario per far funzionare Consiglio Ue e Corte di giustizia. Quando possono andare in pensione i funzionari europei? La soglia è fissata a 63 anni, anche se è possibile anticipare a 55 anni, ma con una riduzione del compenso. O lavorare fino a 67 anni, percependo fino al 70% dello stipendio finale.
Ma le sorprese non finiscono qui: un settimo dei costi della "macchina" e l'1% del bilancio europeo va a coprire il servizio d'interpretariato e traduzioni. Evitare la babele linguistica tra 23 idiomi ufficiali costa 1,1 miliardi, ripartiti tra le diverse istituzioni. Una somma che da un lato viene utilizzata per consentire il buon funzionamento delle riunioni e dall'altro per rendere accessibili ai cittadini i documenti ufficiali.
«È il costo della democrazia, se si pensa che il 46% degli europei conosce solo la propria lingua madre – spiega Pietro Petrucci, portavoce del Commissario al multilinguismo, il rumeno Leonard Orban –. Dal 2004 sono state prese misure di austerità: si traduce solo lo stretto necessario». Cioè atti legislativi e d'interesse generale, come le gare d'appalto e i concorsi. Gli altri documenti vengono invece diffusi in inglese, francese e tedesco, le tre lingue procedurali.
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