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Da Marx a Bossi, i nuovi operai

di Marco Alfieri

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14 maggio 2009


Il riquadro è in fondo alla homepage del sito regionale della Lega Nord. Si clicca, si scorre la tendina, finché in basso non appare il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo: i lavoratori che avanzano ma ritoccati in camicia verde. E sotto la scritta, maliziosa: la classe operaia va col Carroccio…
Potrebbe non essere un fotomontaggio. Nemmeno più a Pontedera, nemmeno più alla Piaggio, cuore rosso della rossa Toscana. Certo non più la Piaggio mitica delle 12mila tute blu del boom economico, riconvertita dopo la guerra dall'aeronautico in fabbrica di motocicli, ma pur sempre una delle principali cattedrali della manifattura italiana. Tremila addetti sopravvissuti a un ventennio darwiniano: la crisi delle due ruote, il rischio di fuga al Sud, l'arrivo di Giovannino Agnelli e l'asse con il sindaco Enrico Rossi (oggi assessore regionale alla Sanità), le battaglie per tenere il core della produzione in loco, la nuova stagione concertativa, la fine tragica del giovane rampollo Agnelli, il museo della Vespa, la collaborazione con il Sant'Anna di Pisa, fino all'arrivo di Roberto Colaninno e il nuovo modello produttivo: a Pontedera l'assemblaggio; in Cina l'indotto, da dove arrivano i motori già composti pronti per essere messi in produzione.
In principio fu Giulio Cesare Susini, il pioniere. A metà anni 80 faceva il rappresentante per il Calzaturificio di Varese, spola tra la Toscana e la futura capitale del Carroccio. «È qui che conobbi Umberto Bossi», ricorda. «Per un annetto abitammo vicino e rimasi subito affascinato da quelle parole nuove, irregolari, tanto da esportare il leghismo in fasce nel pisano», il massimo dell'eresia. Dopo vent'anni Susini guida la sezione della Lega "Pontedera Valdera", è il capolista del Carroccio alle comunali del 6-7 giugno, ma soprattutto dice che «anche qui, fidatevi, il vento sta cambiando perché il partitone rosso ormai ha i piedi d'argilla». Per ora si parte dai «160 consensi raccolti dentro la Piaggio alle Politiche 2008. Ma dai nostri riscontri - calcola - potremmo salire a 200». Ancora piccoli numeri, s'intende, ma se aggiungiamo il pacco di voti Pdl, che in provincia di Pisa viaggia intorno al 31%, il quadro cambia. Grazie ad un proselitismo che egemonizza l'immaginario collettivo.
Spiega Samuele N., 37 anni, fiorentino pendolare tra la città di Machiavelli e le linee di montaggio Piaggio, che lui non è certo l'unico «ad aver fatto il salto dalla sinistra a Berlusconi», anzi. Il motivo? «In fabbrica c'è una fortissima delusione per questa sinistra. Troppe chiacchiere e distintivo. Berlusconi, invece, ha stanziato 9 miliardi per gli ammortizzatori in deroga, ha messo un punto fermo sull'immigrazione clandestina, e sta intervenendo sui fannulloni del pubblico impiego».
Anche se lo scollamento è più antico. Due anni fa, al rinnovo delle Rsu, spiega Marcello Casati, segretario provinciale della Uilm, «la Fiom per la prima volta ha perso la maggioranza assoluta dei delegati». Poi a fine marzo un'altra legnata: al referendum sull'integrativo anche in Piaggio vince il sì: 56 a 41 per cento. Fino allo sciopero del 9 maggio contro il lavoro al sabato mattina. Anche qui: «Adesione residuale. La gente è venuta lo stesso a lavorare». Tutti segni di stanchezza verso un sindacato possente ma autoreferenziale.
Solo schegge o antipasto di una valanga? Se mettiamo in fila testimonianze e malumori, l'erosione avanza, a cavallo tra politica & sindacato. Fiom & Pd. Per molti a Pontedera ormai un cartello unico conservatore. Soprattutto tra i giovani operai senza più coscienza collettiva. Un'infornata di nuove assunzioni, specie sulle linee di montaggio, dopo il grande esodo del 2000, quando sono usciti molti lavoratori anziani.
C'è la vicenda di Giovanna, 31 anni, assunta nel 2004, sposata, che dice che «il governo Prodi ha aumentato le tasse ai soliti fessi che le pagano già». C'è Andrea, 36 anni, neo assunto dopo anni di contratti a singhiozzo e una compagna che lavora in una cartoleria del centro, che dice che «il sindacato oggi difende solo i garantiti». E poi c'è Giuseppe, 29 anni, che si lamenta che «la zona intorno alla stazione di Pontedera è diventata ormai una casbah». È in questa fascia di operai che la presa fiommina si sta sfilacciando. Al contrario, «noi diamo l'impressione di giocare in trasferta. Non riusciamo ad acchiappare la pancia degli operai, gli umori profondi. I linguaggi, le inquietudini, lo spaesamento…», ammette un delegato Fiom. E dire che Piaggio non vive un'emergenza produttiva. Certo il mercato è in flessione, il primo trimestre 2009 ha fatto segnare 4,7 milioni di ricavi in meno sul 2008. Ma praticamente nessuno ha fatto cassa. Una settimana all'assemblaggio e due alla meccanica e stop.
Il punto è che sta saltando culturalmente il vecchio diaframma. Fuori e dentro i cancelli c'è ormai pochissima differenza. Il rinculo globale mescola tutto. Da qui al voto il salto è breve. «È inutile illudersi - prosegue il nostro delegato - il 30-35% degli operai Piaggio vota a destra e lo faranno sempre di più». Pesa la sfiducia verso la politica, le tasse, e soprattutto la sicurezza. Basta leggere un po' la stampa locale per capire le parole che tirano di più, un mainstream assolutamente padano. Polemiche sulla moschea a Santa Croce, pochi chilometri da Pontedera. Polemiche sulle imprese edili costrette a licenziare perché non possono competere con le nuove ditte avviate da extracomunitari a prezzi stracciati. Polemiche sui criteri di assegnazione per i posti all'asilo pubblico. Polemiche sulla microcriminalità clandestina, coda di un nomadismo che sposta tutti giorni migliaia di braccia verso le concerie del medio Valdarno. E polemiche sulle case popolari e sul commercio abusivo.
  CONTINUA ...»

14 maggio 2009
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