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di Anna Zavaritt

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01 giugno 2009
Sepp Kusstatscher

«Bisognerebbe monitorare le presenze nelle commissioni, è lì che nasce e prende forma l'attività parlamentare europea». Non è certo per sottrarsi alle proprie responsabilità – la sua partecipazione alle sedute plenarie è tra le più alte (93%, ovvero 269 su 288) – che l'eurodeputato Luca Romagnoli ridimensiona, in parte, il modo con cui viene oggi valutata l'attività dei singoli membri di Strasburgo, ovvero il numero di riunioni generali alle quali hanno
preso parte.

Dati comunque preziosi, perché finora il presidente Hans-Gert Poettering si era rifiutato, appellandosi alla privacy, di renderli pubblici, e le uniche cifre disponibili erano quelle raccolte con un lavoro certosino da qualche assistente parlamentare, seduta dopo seduta. Da maggio invece c'è stata una prima "operazione trasparenza" e i dati sulle sedute generali sono ufficiali e consultabili sul sito del Parlamento Ue. Tra gli italiani, il più "attivo" è Sepp Kusstatscher che su 288 assemblee plenarie in cinque anni ne ha mancate solo due, con un tasso di presenza del 99%, tutta incentrata su due temi per lui fondamentali: trasporti e occupazione. «È uno scambio aperto e continuo – spiega il candidato altoatesino – dove i visitatori esterni possono peraltro sempre entrare ed ascoltare il dibattito. Quindi quello del Parlamento europeo è un lavoro molto trasparente. In quale altro organo legislativo si sa perfino come vota ogni singolo deputato?». Da quando i dati sono accessibili anche a chi "non frequenta i palazzi", in Italia è diventato molto popolare.

Lo è già da tempo invece Pasqualina Napoletano, da 18 anni eurodeputata, che nell'ultima legislatura (non si ricandiderà) ha "bucato" solo dieci sedute (279 presenze su 288, con una percentuale del 96%). Dell'attività parlamentare parla con prospettiva storica: «Il Parlamento europeo è un organo sempre più importante: ormai l'80% della legislazione italiana deriva dall'Europa». E a proposito della trasparenza sull'attività degli eurodeputati sottolinea che «l'operazione trasparenza è benvenuta, ma ancora parziale. Si dovrà fare chiarezza sul metodo di conteggio delle presenze in commissione: ognuna ha le sue regole e se in quella degli esteri, per esempio, c'è la firma per ogni giorno di riunione, in altre ce n'è una singola per l'intera sessione, anche se più lunga di una giornata. Quindi il bilancio sarebbe disomogeneo. In ogni caso, anche se il dato è solo quantitativo, ben venga la presenza alle plenarie: è una condizione comunque preliminare per l'attività degli eurodeputati».

E se è ancora lasciato a iniziative private, come Parlorama, il conteggio della partecipazione in Commissione – il cuore dell'attività parlamentare, dove però non ci sono gettoni di presenza nè rimborsi – per avere un indicatore più completo si deve tenere conto anche delle interrogazioni, che provano un'attività reale in sede parlamentare. Romagnoli (che ha fatto parte delle commissioni trasporto, turismo e pesca) ne ha avanzate ben 854, con un focus preciso: per esempio, chiede conto dell'uso dei fondi europei a livello locale, ma anche dei rifiuti tossici presenti in Europa e di alcuni prodotti d'origine protetta.

Non è da meno Roberta Angelilli, componente di varie commissioni (tasso di presenza alle plenarie dell'82%), con ben 600 quesiti posti a Poettering. Nè Cristina Muscardini, che fa parte della commissione commercio internazionale (76% di presenze alle sedute plenarie): 436 quesiti parlamentari, dall'emergenza immigrati alle misure anti-terroristiche. All'opposto, gli "euro-latitanti", che hanno presenziato a meno della metà delle sedute plenarie: tra questi Iva Zanicchi (43%), Armando Veneto (48%) e Beniamino Donnici (49%).

01 giugno 2009
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