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Virus Influenza A: sintomi e news sulla nuova influenza H1N1

 
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Un'odissea per il vaccino

di Valeria De Rosa

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Aspetto un bimbo. E, ci tengo a precisarlo, non sono ipocondriaca e non ho ansie legate alla maternità o al parto. Però, devo ammettere, la vicenda "influenza A" mi ha preoccupato fin dall'inizio. A settembre il mio ginecologo mi ha detto: "Di solito sono contrario ai vaccini ma questa volta credo sia giusto che tutte le mie pazienti lo facciano. Quindi, fallo, il prima possibile". Eh! facile a dirsi. Vado dal medico di base verso la fine di settembre: mi racconta che stanno aspettando disposizioni dalla Asl e comunque nulla sarà pronto prima della fine di ottobre. Bene. Torno dal medico martedì mattina. Ottobre è finito e anche alla tv hanno detto che questa è la settimana buona per la vaccinazione delle donne in gravidanza. Spero di cavarmela in un'oretta, ignara del fatto che sto per vivere una piccola odissea nella civilissima Milano. Il medico mi dice che la Asl li ha abbandonati. Nessuna comunicazione per le gestanti. Quindi lui e i suoi colleghi non vaccinano per l'influenza A. Consultiamo assieme il sito della Asl. Wow! C'è l'elenco dei consultori cui rivolgersi per prendere appuntamento e ci sono le strutture che, in orari specifici, hanno disposto l'accesso libero. Fiduciosa, chiamo il consultorio più vicino. Mi risponde una signora che mi tratta piuttosto male. Mi dice che sono stufi di essere subissati dalle telefonate. Loro non fanno vaccini. Ma io volevo solo informazioni. Mi indica altri due consultori. Chiamo il primo. Dall'altra parte mi rispondono che si stanno attrezzando e stanno raccogliendo i nominativi di chi telefona per organizzare gli appuntamenti. Devo aspettare una loro telefonata. Va bene ma il tempo stringe. Il picco di questa influenza è previsto per metà novembre e io voglio risolvere la faccenda al più presto. Allora chiamo l'ospedale pediatrico Buzzi, una delle tre strutture ad accesso libero. O così credevo io. Per parlare con qualcuno che mi spieghi la situazione, impiego due ore. Due di orologio, perché continuano a rimpallarmi da un ufficio all'altro. Alla fine mi risponde una signora, molto gentile: l'accesso libero non esiste e l'ospedale preferisce vaccinare le donne che hanno già optato per il parto al Buzzi. Visto che di vaccini non ne hanno molti. Andiamo bene. Verso le 3 del pomeriggio, ormai stremata, mi butto su un'altra delle tre strutture per cui è previsto, sempre secondo quanto dice il sito della Asl, l'accesso libero: l'ospedale di Sesto San Giovanni. Mi fanno attendere un po' al telefono, mi chiedono nome e numero telefonico e poi mi dicono che posso presentarmi lì, domani alle 14. Davvero? No, non ci credo. E non ci crederò finché non avrò ottenuto la mia puntura.

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