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Influenza A, le aziende corrono ai ripari

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21 SETTEMBRE 2009

Il timore è che sul mercato si possa produrre un cortocircuito, con il blocco di alcune linee produttive, ritardi nelle forniture e rinvii nelle conclusioni dei contratti. L'avanzata dell'influenza N1H1 (ieri si è verificato il secondo decesso in Italia) sta allarmando le aziende, che ora temono di veder soffocati sul nascere i primi spiragli di ripresa dopo mesi durissimi per il business.

Programmazione insufficiente
L'ultimo allarme arriva dalla Gran Bretagna, con una ricerca del Cipd (Chartered Institute of Personnel and Development) che non va per il sottile: circa metà delle aziende ha fin qui trascurato di mettere a punto piani per gestire il picco dell'influenza – atteso per fine anno -, per cui c'è il rischio concreto che gli uffici si trasformino in focolai del contagio. Sotto accusa sono soprattutto gli open space, tanto in voga negli ultimi anni, che favoriscono la diffusione tra colleghi. Senza dimenticare che in questi giorni riaprono le scuole, per cui molti lavoratori potrebbero contrarre l'influenza dai figli e trasferirla ai colleghi di ufficio, con il rischio di ampi vuoti di organico proprio in un periodo-chiave per molte aziende. Queste preoccupazioni riguardano anche l'Italia: secondo uno studio della Camera di commercio di Milano, l'influenza suina costerà 300 milioni di euro al sistema imprenditoriale della Penisola, con tre giorni di assenza media dal lavoro. Milano sarà la provincia più colpita, davanti a Roma e Torino.

Le strategie delle aziende
In mancanza di un piano di intervento nazionale, le aziende devono attrezzarsi da sole per individuare le migliori strategie di prevenzione e contrasto. Le multinazionali, in questo senso, sono avvantaggiate perché possono contare su strategie messe a punto dal network internazionale, che si possono applicare in Italia con piccoli aggiustamenti. È il caso di Dexia, banca franco-belga che ha inviato ai dipendenti della sede romana una serie di consigli per ridurre i rischi, come lavarsi le mani con maggior frequenza rispetto al passato ed evitare di mettersi le mani in bocca. Indicazioni simili sono state recapitate anche al personale di Bnp-Paribas e Novartis. I trasporti sono uno dei settori più a rischio, considerato che vengono a contatto con migliaia di utenti al giorno. Atm (Azienda Trasporti Milanesi) ha messo a punto un piano per la vaccinazione gratuita dei suoi 8.700 dipendenti. Per ridurre il rischio che le carrozze delle metropolitane e quelle dei tram si trasformino in focolai, inoltre, sono state intensificate le pulizie.
Si muovono anche le associazioni imprenditoriali. Unindustria Treviso è in contatto con le unità sanitarie della provincia per rinnovare la convenzione relativa al programma di vaccinazione volontaria contro l'influenza stagionale dei dipendenti delle aziende associate.

L'imperativo è assicurare la continuità del business
Al di là della prevenzione, il timore è che l'influenza possa lasciare a casa gran parte dei lavoratori di una stessa divisione o manager che ricoprono ruoli-chiave, difficili da sostituire all'improvviso. Una situazione che potrebbe provocare un blocco delle decisioni, ritardi nel funzionamento della catena logistica o, addirittura, blocchi di sistema. In queste condizioni, il rischio concreto è di ripiombare nel baratro proprio mentre sul fronte macroeconomico appaiono i primi segnali della ripresa.
Per questi motivi Henkel ha messo a punto un piano di business continuity che identifica i ruoli cruciali e le persone critiche, in modo da organizzare per tempo l'eventuale sostituzione in caso di malattia.
Come in ogni situazione di mercato, c'è chi trova occasioni di business anche nelle emergenze. È il caso delle società specializzate in risorse umane e comunicazione, che stanno registrando un boom di mandati. Tanto che alcune di queste realtà hanno distaccato propri consulenti presso le aziende clienti, con l'obiettivo di mettere a punto piani personalizzati di continuità aziendale. Come Adecco, che ha redatto un "recovery plan" per gestire le emergenze che parte dalle tecniche di identificazione delle aree a rischio, per proseguire con progetti specifici per sostituire i dipendenti. Il tutto personalizzato secondo le caratteristiche di ciascuna azienda.

21 SETTEMBRE 2009
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