Identificare i punti di debolezza legati ai luoghi considerati critici in azienda e aumentare la soglia d'attenzione durante i rapporti professionali con il mondo esterno. Sono le società di consulenza le prime a essere scese in campo per studiare veri e propri "protocolli d'azione" da mettere in atto nell'evenienza che i propri clienti entrino in contatto con il virus dell'influenza A. Uno scenario nuovo, dagli esiti imprevedibili, rispetto al quale la maggioranza delle aziende sembra ancora impreparata.
«Il problema –spiega Alessandro Carone, senior manager di Nolan Norton Italia, società di consulenza tecnologica del gruppo Kpmg –è quello di attrezzare per tempo le imprese, soprattutto quelle con un alto numero di dipendenti e frequenti rapporti con l'esterno, affinché non venga minata la continuità operativa». Accorgimenti correttivi ma, soprattutto, preventivi: «Il principale aspetto – continua Carone – è quello di preservare il più possibile da un eventuale contagio le personalità che detengono competenze, conoscenze e poteri decisionali difficilmente replicabili. Una policy adeguata, in questo caso, sarebbe quella di non far viaggiare insieme, in aereo, treno o automobile, l'amministratore delegato e il suo vice. Lo stesso dicasi peri capi divisione e i responsabili di settore. Considerata la struttura tipica dell'azienda italiana, infatti, salterebbero tutti i meccanismi di delega».
Altro aspetto importante, secondo Carone, è rappresentato dal rapporto con clienti e fornitori: «Indispensabile capire come l'azienda si interfacci con l'esterno per organizzare per tempo un modello relazionale alternativo per evitare i contatti diretti». Sull'altra sponda dell'Atlantico, fra i primi a muoversi è stata Marsh, società specializzata in servizi assicurativi e di risk management, che ha distribuito ai propri clienti – anche in Italia – una sorta di "decalogo" per difendersi da un'eventuale pandemia da H1N1: fra le misure consigliate, «rivedere l'agenda viaggi, organizzare un modello lavorativo sostitutivo attraverso il telelavoro, individuare le funzioni prioritarie in caso di riduzione dello staff, introdurre metodi speciali per la valutazione dello stato di salute dei propri collaboratori e ridurre i servizi di consegna a domicilio».
In attesa che il ministero della Salute appronti una direttiva ad hoc per il mondo dell'impresa, le aziende cercano di seguire le proprie policy. Eni avvierà a breve un programma di vaccinazione su base volontaria contro l'influenza stagionale per tutti i dipendenti, il che consentirà non solo di proteggersi dall'influenza di stagione, ma anche di innalzare le difese immunitarie in vista di un'ipotetica maggiore diffusione della nuova influenza. Fiat, dal canto suo, sta mantenendo un rapporto diretto con la direzione sanitaria dell'ospedale Amedeo di Savoia di Torino, pronto a essere allertato in caso di particolari segnalazioni da parte del gruppo automobilistico. Poste Italiane non vede per il momento la necessità di sostituire i protocolli di controllo sanitario oggi in vigore nelle sue strutture.
Maggiore l'apprensione fra i marchi della grande distribuzione organizzata, dove Coop ed Esselunga stanno incominciando ad affrontare la problematica proprio in questi giorni: «A metà settembre – spiegano dal gruppo della famiglia Caprotti – ci sarà un incontroin Federdistribuzione dove decideremo misure di prevenzione condivise con gli altri operatori».