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Virus Influenza A: sintomi e news sulla nuova influenza H1N1

 
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Vaccino e mascherina, quando la pandemia é un business

di Luigi Dell'Olio

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1 settembre 2009

Trovare un report finanziario su Novavax fino al 24 aprile sarebbe stato compito arduo. Troppo piccola la società (circa 90 milioni di dollari la capitalizzazione) e troppo grandi le incognite sul suo modello di business (focus sulla biofarmaceutica e sulla produzione di vaccini) per spingere gli analisti delle grandi banche d'affari ad occuparsi del suo andamento in Borsa. Così la società di Rockville (Maryland) quotata a Wall Street ha chiuso l'ennesima seduta (e la settimana) senza scossoni, a quota 0,81 dollari. Proprio nei minuti della chiusura di Borsa, però, l'Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l'allarme sui possibili connessi alla diffusione della nuova influenza nell'uomo e al suo potenziale endemico.
Tanto bastava per scatenare la caccia degli analisti alle quotate che avrebbero potuto trarre un beneficio economico dalla diffusione di massa del virus influenzale. Di colpo, le incertezze sulle prospettive del business si sono trasformate in certezze e Navavax ha aperto la seduta del 27 aprile sopra quota 3 dollari per chiudere a quota 3,55. In sostanza, in una sola seduta la società ha visto crescere la propria capitalizzazione di quattro volte e passa. Ma la corsa non si è arrestata, visto che Novavax nelle settimane successive ha annunciato progressi nella ricerca sul vaccino, tanto che oggi il titolo quota sopra i 5,8 dollari.
L'evoluzione della società del Maryland è sintomatica di quanto i mercati finanziari si muovano sull'onda delle aspettative più che sui risultati di bilancio, anche se l'esperienza passata ha dimostrato che spesso le speranze erano prive di fondamento e la caduta successiva è stata più veloce della salita. Del resto, Novavax ha chiuso il secondo semestre 2009 con una perdita di 8,5 milioni di dollari, pari a 10 centesimi per azione
Al di là del caso specifico, oggi gli analisti puntano soprattutto sulle potenzialità di rivalutazione di Roche e GlaxoSmithKline, produttori degli antivirali più famosi. Tra il 2005 e il 2007, durante l'ondata di allarme per l'influenza aviaria, Roche ha visto crescere i suoi ricavi soprattutto grazie alle vendite di Tamiflu e un andamento simile ha registrato GlaxoSmithKline grazie al Relenza. Anche se nessuno sa per certo quanta efficacia avranno questi due farmaci nel contrastare la nuova influenza.

1 settembre 2009
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