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Fazio: vaccino entro l'anno per tutti i soggetti a rischio

di Roberto Turno

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5 novembre 2009

Il saldo più aggiornato dei contagiati lo ha diffuso nella serata di ieri l'Iss. E i numeri esplodono: altro che 250mila, gli italiani colpiti dall'influenza A sono già più del doppio, ben 530mila. Con un conto a fine pandemia che si stima di qualche milione di contagiati. Professor Fazio, è davvero così? «Mi astengo dal fare qualsiasi numero, poi ti dicono che affermi una cosa e invece è un'altra. Quello che le posso dire è che i 250mila contagiati che abbiamo dichiarato l'altro ieri, si riferiscono a mercoledì scorso. Ora sappiamo che la pandemia ha toccato 8,9 casi di sindromi influenzali per mille assistiti».

È stato tutta la giornata asserragliato nel fortino di Lungotevere Ripa, tra mille riunioni e duemila telefonate, le regioni da incontrare, il Parlamento che preme per le audizioni, quei benedetti-maledetti vaccini che ritardano. E la paura che cresce tra la gente, le secchiate di rassicurazioni che non bastano mai, le scuole decimate, gli ospedali presi d'assalto. Se lo sognerà anche la notte, il professor Ferruccio Fazio, vice ministro del Welfare con delega alla salute, quel dannato ceppo influenzale A/H1N1.

Ma lo sa il professore che, scelte dei candidati di Pdl e Lega alle regionali a parte, con questa storia della "suina" rischia di giocarsi la poltrona da ministro vero di quel ministero della Salute che sta per rinascere anche se sotto la scure dell'Economia? Incontriamo Fazio in un pertugio strettissimo della sua giornata di ieri, dedicata in serata a un registrazione a «Porta porta», segno che il Governo vuole comunicare tranquillità. E alla domanda non si scompone: «Voglio dirlo con grandissima chiarezza. A me non importa nulla del posto da ministro. A me interessa soltanto la salute dei cittadini e sto facendo di tutto per affrontare e risolvere questo problema. La poltrona non è certo in cima ai miei pensieri».

Intanto siamo in piena pandemia, pandemia anticipata, per di più, con questo ceppo che non si riesce ad acchiappare per la coda. Anche se 20 volte meno pericoloso della classica influenza stagionale. Eppure non bastano le secchiate d'acqua a spegnere le paure. La verità, professore: confermerebbe tutto quello che ha fatto finora e tutte le misure decise? La risposta è un fulmine, Fazio quasi neppure ci pensa su: «Non cambierei una virgola di quello che ho fatto e che abbiamo deciso sempre in accordo col coordinamento regionale. Domani (oggi, per chi legge) discuteremo i prossimi passi alla stato-regioni. Abbiamo fatto le cose secondo scienza e coscienza. E poi io non amo entrare nelle polemiche, quando si va a scavare nelle polemiche non sembra di vedere niente di serio».

Saranno polemiche a volte strumentali, sarà il pressing mediatico che mantiene la "suina" in prima pagina e nei primi titoli delle tivù, ma i "fatti" non mancano: la comunicazione altalenante, quel Topo gigio che non è bastato di sicuro, e poi, insomma, i vaccini in ritardo e mal distribuiti. Non è così, professore? «Può anche darsi che non sono stato molto bravo dal punto di vista della comunicazione. Ma io parlo delle azioni che abbiamo deciso. E ripeto, in assoluta coscienza: le confermerei tutte. Possono esserci state delle incomprensioni o anche dei minimi disguidi, che avvengono sempre in queste situazioni, ma niente che dipenda da decisioni prese da me. E poi...».

E poi, professor Fazio? «Noi siamo nella situazione dell'America e di tanti altri Paesi, perché la produzione di vaccini ha avuto un ritmo inferiore. Noi stiamo cercando di premere sul produttore perché ci dia più vaccini possibile. L'importante è che per la fine dell'anno, e comunque al più presto possibile, abbiamo i vaccini per le categorie a rischio. Poi gli altri potremo vaccinarli con calma successivamente, perché anche se avremo superato il picco il significato della vaccinazione sarà di eradicare l'epidemia, come abbiamo sempre detto».

I vaccini, già. Peccato però che i primi a non crederci sono proprio i medici: non ci vorrebbe un appello forte alla classe medica a vaccinarsi e insieme a promuovere le vaccinazioni? «Ma, guardi, più che un appello noi abbiano indicato questa opportunità. I medici devono poi decidere in autonomia quello che vogliono fare in queste situazioni». Ma non crede che così si disorienta la gente? Tutti si chiedono: che devo fare, mi vaccino o no? «È chiaro che quello della vaccinazione è un "indirizzo civico". Non per difendere i medici, ma forse il fatto che molti decidano di non vaccinarsi è forse anche indizio del fatto che questa malattia non sia veramente grave. Non sto cercando di giustificarli. Ma ricordo che in ogni caso siamo a un livello di adesione dei medici superiore a quel 15-20% che si registra con l'influenza stagionale. Tutto sommato ci potremmo accontentare».

E quando finirà questa pandemia e quanti italiani riguarderà? «Mah, dipende. Il picco arriverà entro fine anno, o forse ai primi di dicembre, poi dura 15 giorni e comincia a scendere. Ma la prego, non mi faccia dare i numeri...».

5 novembre 2009
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