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Guardare al futuro, per organizzare il presente, quindi. Non concentrandosi però solo su macchinari super e casi limite, ma anche riorganizzando la rete ospedaliera. Perché il picco dell'influenza A potrebbe provocare un forte pressing su ospedali e pronto soccorso. E le Regioni stanno anche pensando a come garantire più posti letto se il virus si dovesse dimostrare molto aggressivo. Nel Lazio, dove i centri di riferimento saranno il Policlinico Umberto I, il Gemelli e il Bambin Gesù, è stato avviato un confronto con tutte le terapie intensive per fotografare la disponibilità di letti. Ma è una strada seguita un po' ovunque.
Chi non dispone di centri attrezzati con Ecmo è pronto a muoversi con le altre Regioni. Così il Trentino Alto Adige si appoggerà al Veneto, la Valle D'Aosta si coordinerà invece con Monza e forse anche il Friuli Venezia Giulia. Le Marche, invece, sono pronte a smistare i casi limite in Lombardia. E probabilmente l'Abruzzo batterà la stessa strada. Mentre Liguria (San Martino di Genova), Umbria (Perugia) e Molise (Cardarelli di Campobasso) hanno trovato in casa propria la risposta.
E poi ci sono le grandi Regioni del Centro e del Nord. Che non solo hanno individuato i poli di riferimento, ma hanno fatto spesso uno scatto in più. Da record nel caso della Lombardia che ha stanziato 1,6 milioni di euro per l'acquisto di venti nuove apparecchiature Ecmo. Così da aggiungere cinque nuovi riferimenti per i casi più difficili di influenza suina accanto ai cinque che il ministero aveva già individuato (San Gerardo di Monza, San Matteo di Pavia, Policlinico e San Raffaele di Milano, Riuniti di Bergamo). E in Toscana hanno anche attrezzato una super ambulanza con l'Ecmo per i trasferimenti. Il sistema sanitario toscano organizzato per grandi aree avrà poi tre riferimenti per gli adulti (Firenze,Pisa e Siena) e due per i bambini (Meyer e Fondazione Monasterio). Nella vicina Emilia Romagna gli avamposti saranno invece Parma e Bologna. Mentre in Piemonte il timone è affidato alle Molinette di Torino e in Veneto si punta a un tris di strutture: Verona, Vicenza e Padova. Qui, ma anche in Lombardia, ogni settimana si pubblicano report aggiornati sull'influenza. I numeri però sono pane quotidiano per tutti. Per le Regioni che si organizzano e per il Ministero che deve tenere le fila. Una bussola e non un vangelo. Perché per sconfiggere l'influenza serve anche altro. Negli ospedali le macchine e soprattutto le persone. Fuori nessun allarmismo e qualche regola di buon senso che comunque non guasta mai.