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Scuole a «chiusura mirata» per il virus

di Barbara Gobbi

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01 settembre 2009
(Afp)

Dopo il vertice con Sacconi e Fazio confermato l'avvio delle lezioni secondo il calendario

«Le scuole italiane riapriranno regolarmente: spetterà piuttosto alla nostra unità di crisi valutare quali misure adottare di volta in volta, se si presenteranno situazioni d'emergenza». Parola del viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, che fa così chiarezza sulla strategia del Welfare contro l'influenza A. L'anno scolastico, insomma, comincerà a partire dal 14 settembre: la decisione è stata annunciata ieri, in tarda serata, dopo un vertice sulla pandemia a Palazzo Chigi, cui hanno partecipato tra gli altri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi e lo stesso viceministro Fazio. Riunione al termine della quale i rappresentanti del governo hanno tenuto a precisare che «al momento la situazione in Italia è sotto il pieno controllo delle autorità sanitarie».
«Misure come il ritardo nell'avvio delle scuole – sottolinea ancora Fazio – vengono sempre contemplate nei piani pandemici nazionali. Ma se fino a luglio questa eventualità era ancora da prendere in considerazione per le incertezze sull'evolvere del nuovo virus, oggi che la malattia si conferma lieve e contenuta ci sentiamo di escludere rinvii».
Alla base delle precisazioni del viceministro, una serie di valutazioni e di stime costo-efficacia. «Innanzitutto – fa notare Fazio – non è affatto detto che ritardare l'apertura dell'anno scolastico funzioni, perché i giovani continuerebbero comunque a incontrarsi e a rappresentare un importante veicolo di contagio; in seconda battuta non possiamo ignorare le eventuali ricadute sulla società e sul Pil, con parte dei genitori costretti ad astenersi dal lavoro. Senza contare, infine, che una percentuale non indifferente di questi genitori è impiegata nel settore sanitario: restare a casa con i figli sottrarrebbe risorse umane e professionali preziose all'assistenza». E proprio ieri dalla World Health Professions Alliance, l'associazione delle professioni sanitarie che riunisce 23 milioni di addetti, è arrivato l'appello a tutti i Paesi «a prepararsi al peggio, perché la pandemia non è prevedibile». Da qui l'invito ad addestrare al meglio il personale, in modo che sappia interpretare presto e bene i sintomi dell'influenza.
Per gestire la probabile emergenza da virus A/H1N1 nelle scuole italiane, intanto, l'unità di crisi del ministero guarda a due modelli: quello americano, che prevede l'interruzione delle lezioni solo in casi di contagio diffuso, e quello francese, con il ministero che sta valutando di lasciare le aule vuote già a partire da tre o più contagi. La decisione del nostro Welfare è per il momento in linea con le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui nei vari paesi la chiusura delle scuole a inizio epidemia si è rivelata efficace nel ridurre le trasmissioni del virus all'interno degli istituti, ma non necessariamente nel diminuirne la trasmissione nella comunità. E soprattutto, precisano ancora dall'Oms, ha avuto «costi proibitivi». Gli esperti internazionali invitano, se mai, ad adottare misure di igiene adeguate e a sospendere le lezioni se necessario.
Di gestione delle scuole in tempo di pandemia si parlerà comunque di nuovo domani, alla presenza di rappresentanti dell'Istruzione, durante la riunione del tavolo tecnico cui parteciperanno a Roma presso il ministero del Welfare anche regioni, medici di base e pediatri ospedalieri e di libera scelta. Proprio da questi ultimi, nei giorni scorsi, era arrivato l'invito a valutare l'eventuale chiusura delle scuole in caso di emergenza. Ma nell'ordine del giorno di Lungotevere Ripa compaiono anche altre priorità: dalla campagna nazionale di comunicazione ai cittadini alle linee guida per la gestione dei pazienti più gravi. «Stiamo già lavorando – conclude Fazio – a una lista delle terapie intensive di terzo livello dedicate ai pazienti con complicanze polmonari, come il giovane ricoverato a Monza e ancora in condizioni stazionarie». Indicazioni attese dalle stesse regioni, che fino a oggi in ordine sparso hanno messo a punto i piani pandemici locali. Ora però servono indicazioni chiare e una strategia omogenea.

01 settembre 2009
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