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Solo prove orali (in tenda) per i maturandi dell'Aquila

di Raffaela Ulgheri

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25 giugno 2009

L'esame di maturità sotto una tenda o dentro una palestra dichiarata «agibile». Senza dubbio nessuno dei 1.015 studenti aquilani pensava, qualche mese fa, disostenere la prova scolastica più importante e simbolica dentro una città distrutta, lontano dall'istituto in cui si è preparato per cinque anni.


Il ministro Gelmini all'Aquila per il primo giorno di prove. «Costretti ad affrontare l'esame conclusivo delle superiori in condizioni psicologiche e logistiche difficili», aveva detto mercoledì i il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Gelmini si è recata all'Aquila, nella sede provvisoria dell'ufficio scolastico regionale ospitata nella scuola della Guardia di Finanza di Coppito dove ha incontrato una rappresentanza degli studenti aquilani. Obiettivo della sua visita è controllare che gli orali degli studenti si svolgano regolarmente.

Solo esami orali per gli studenti aquilani. I candidati alla maturità aquilani non sosterranno, infatti, le prove scritte per motivi logistici. Molte scuole, dopo il sisma del 6 aprile, sono rimaste chiuse perché dichiarate inagibili. Per questo motivo le commissioni esaminatrici si sono sistemate a Colle Sapone il polo scolastico più grande della città. Proprio a Colle Sapone a fine aprile erano stati allestiti 19 container destinati a ospitare tutte le segreterie delle direzioni didattiche cittadine, oltre ad alcune tensostrutture e tende destinate a ospitare l'attività didattica.

«Prova di dignità e coraggio» ma la tensione è ancora alta. I giovani aquilani che in questi giorni si presenteranno a questo importante appuntamento stanno dando una «prova di grande dignità e coraggio». Alessandra Paone, vice preside del liceo Cotugno, uno dei più rinomati della città con le due sedi disastrate dal terremoto, descrive così l'esame di maturità dei ragazzi terremotati. «Il Cotugno ha cominciato questa mattina le prove - racconta Paone -. Non c'è stata nessuna polemica, né da parte degli alunni, né dei docenti. Certo i ragazzi hanno detto che avrebbero preferito fare anche gli scritti, ma perché non avrebbero voluto il terremoto. I ragazzi- conclude - stanno dimostrando di aver lavorato anche se in condizioni disperate. Qualcuno ha dovuto adattarsi perfino a studiare in un garage o in altre città».

Ma non tutti i docenti aquilani sono dello stesso avviso. Patrizia D'Intino, docente di francese, parla a nome di un gruppo di docenti della città: «Un esame che poteva essere evitato - afferma -. Un esame che ha prodotto solo un esborso di denaro pubblico che poteva essere utilizzato per la ristrutturazione degli edifici scolastici inagibili». «Le commissioni - ha aggiunto l'insegnante - sono tutte composte da docenti che hanno seguito gli studenti nel corso dell'anno e conoscono benissimo le capacità e la preparazione di ognuno di loro. Organizzare questa farsa è stata una buffonata, anche perché non sono stati ammessi agli esami solo quelli che al 6 aprile, giorno del sisma, non raggiungevano il monte ore. Giudicare gli altri in questo contesto così difficile è davvero problematico e un 60 non si negherà a nessuno».

25 giugno 2009
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