ITALIA

 
 
 
 
HOME DEL DOSSIER
Parlano i candidati alla segreteria
Video / I leader scendono in campo
Essere democratici
I padri del partito
Le mozioni
I RISULTATI DELLE ELEZIONI

Corto circuito iscritti-elettori: primarie sì, ma non per tutto

di Roberto D'Alimonte

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
4 Ottobre 2009

«Il Partito democratico è un partito federale costituito da elettori e iscritti». Così recita il primo comma dell'articolo 1 dello statuto nazionale. Lo statuto del Pd dell'Emilia Romagna invece dice un'altra cosa e cioè che il partito è «costituito dagli iscritti e dalle iscritte e valorizza la partecipazione delle sue elettrici e dei suoi elettori». Non occorre essere politologi per capire che si tratta di due definizioni molto diverse dello stesso partito. Nel modello nazionale iscritti ed elettori sono sullo stesso piano. Gli uni e gli altri hanno gli stessi diritti rispetto alle questioni essenziali della vita del partito. Lo statuto emiliano-romagnolo non poteva non tener conto di questo modello ma lo ha reinterpretato cercando di differenziare il ruolo degli iscritti da quello degli elettori. I primi fanno il partito mentre i secondi ne sono un valore aggiunto da utilizzare a seconda dei casi.
È evidente che già al momento della fondazione del Pd esistevano forti riserve sul nuovo modello di partito voluto da Veltroni. Eppure quel modello è stato approvato all'unanimità e senza molto clamore. Così per lungo tempo i dubbi sulla sua bontà sono rimasti sotto traccia o si sono manifestati – come in Emilia-Romagna – in tentativi di dissociazione tollerati o addirittura ignorati dalla leadership nazionale. Uno dei meriti delle primarie che sono in corso di svolgimento è quello di avere finalmente aperto una discussione vera su questo punto anche se forse i termini sono sfuggiti ai più. Anzi, questo punto è – a ben vedere – l'unico su cui i tre candidati e soprattutto Franceschini e Bersani hanno detto cose effettivamente diverse.
Non è un caso che la questione del modello di partito sia diventata proprio ora oggetto di discussione e di polemiche anche aspre. In questi giorni si sono conclusi i congressi dei circoli del Pd cui hanno partecipato oltre 350.000 iscritti. Per la prima volta lo statuto è stato integralmente applicato e non è più quell'oggetto misterioso che è stato fino ad oggi. L'esito del voto è stato favorevole a Bersani che ha raccolto il 56% dei consensi. Tuttavia gli iscritti non hanno scelto il segretario ma hanno solo "certificato" che i tre candidati in corsa hanno le carte in regola per presentarsi alle primarie del 25 Ottobre. Saranno gli elettori a decidere il vincitore. Solo nel caso in cui nessuno dei tre candidati raggiunga il 50% dei voti la palla tornerà indirettamente nelle mani degli iscritti che attraverso i delegati alla Assemblea nazionale eletti nelle primarie del 25 Ottobre sceglieranno il segretario in un ballottaggio tra i due candidati più votati alle primarie.
È quindi possibile che Bersani, il più votato dagli iscritti, non sia alla fine il vincitore. È un problema? Per i sostenitori di Franceschini non lo è perché lo statuto parla chiaro e dice che il segretario lo scelgono gli elettori. Quelli di Bersani la pensano in maniera opposta considerando le regole attuali del tutto sbagliate. Indipendentemente dalle opinioni della parti in causa il problema esiste e si riassume in una domanda: come si fa a costruire una organizzazione di partito con un solido radicamento territoriale se le decisioni che contano sono prese da elettori-simpatizzanti e non da iscritti-militanti? Perché impegnarsi attivamente nella vita del partito se poi quello che si decide al suo interno può essere ribaltato da chi sta fuori?
L'idea di fondo alla base del "modello veltroniano" di partito è giusta. I partiti di oggi devono aprirsi verso l'esterno e raggiungere anche coloro che non sono tanto motivati da volersi impegnare continuativamente nella vita di partito ma abbastanza interessati da voler contribuire periodicamente alle sue attività. È uno sviluppo necessario per evitare i rischi di un partito chiuso in se stesso. Da questo punto di vista le primarie svolgono una funzione utilissima. Ma negli Usa non ci sono iscritti, solo eletti e elettori. Il partito di iscritti appartiene alla tradizione europea. Il "modello veltroniano" è un mix di elementi diversi che non sono bene amalgamati. D'altronde costruire un partito di iscritti che sia allo stesso tempo aperto alla società civile non è una sfida semplice.
Una soluzione potrebbe essere quella di riservare agli iscritti la decisione esclusiva su tutte le cariche di partito coinvolgendo gli elettori nella scelta dei candidati a tutte le cariche istituzionali elettive, sindaco, presidente di regione ecc. Questo vorrebbe dire, tra l'altro, la separazione della carica di segretario da quella di candidato-premier, che oggi è una delle più importanti norme statutarie. Gli iscritti si scelgono il segretario che vogliono, quando e come vogliono. Gli elettori scelgono il candidato alla presidenza del consiglio in prossimità delle elezioni. È una soluzione che presenta alcuni vantaggi, ma non risolve tutti i problemi. La costruzione di un nuovo modello di partito nell'era del web è un progetto affascinante e complicato su cui c'è ancora tanto da lavorare.

4 Ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-