ITALIA

 
 
 
 
HOME DEL DOSSIER
Parlano i candidati alla segreteria
Video / I leader scendono in campo
Essere democratici
I padri del partito
Le mozioni
I RISULTATI DELLE ELEZIONI

Franceschini: «Il posto fisso? No, serve dinamismo»

di Lina Palmerini

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
22 ottobre 2009

Posto fisso? «Ma il problema italiano è proprio l'immobilismo. È una società che non riconosce il merito e, quindi, non crea opportunità rendendo – oggi – i figli più fragili dei padri. Quello che serve è il contrario: è il dinamismo dei talenti». Dario Franceschini, a tre giorni dalle primarie, rilancia il suo programma economico e prima ancora delle ricette mette i valori del suo Pd: «Merito e uguaglianza. Solo rovesciando i valori della destra riusciamo a conquistare un nuovo spazio politico».

Sorpreso dalle parole di Giulio Tremonti?
Affatto. È dal primo giorno che gestiscono la crisi su un doppio binario irresponsabile. Su un piano c'è la verità degli atti normativi, sull'altro c'è quello degli annunci che copre il primo. Nello stesso momento in cui la destra votava in Aula una norma che impedisce la stabilizzazione dei precari nella scuola, il ministro Tremonti esaltava il valore del posto fisso. E la doppiezza è tanto più smaccata ora che la crisi porterà un'ondata di disoccupazione: lavoratori che perdono il reddito, altro che posto fisso.

Sì ma intanto vi ruba il mestiere
Il nostro mestiere di opposizione l'abbiamo fatto chiedendo di affrontare l'emergenza di chi resta – ora – a zero euro perché l'indennità di disoccupazione è il 20% dell'ultima retribuzione spalmato su un anno. Non su un mese, su 12! Lei capisce che parlare di posto fisso e prendersela con la mobilità è un diversivo.

Il Pd si sente minacciato da queste coperture a "sinistra"?
È culturalmente sbagliato ragionare ancora per schemi ideologici. Oggi un partito non può dividere la società in blocchi: l'artigiano e il professionista da una parte, l'operaio o il precario dall'altra. Valgono le buone idee. E serve la credibilità per affermarle. La destra rischia di perderla perché sui fatti non c'è.

Sì ma voi l'avete già persa visto che ha chiesto scusa agli imprenditori e le tute blu vi hanno girato le spalle...
Ho chiesto scusa perché abbiamo trattato i piccoli imprenditori solo come evasori fiscali. Un errore. Sono andato nel cuore del Nord-Est per spiegare che è stato uno sbaglio non riconoscere il loro ruolo di motore produttivo. È stato uno sbaglio non mettere sullo stesso piano un artigiano che rischia la sua azienda con l'operaio che rischia il posto. Sono entrambi sulla stessa barca.

Ma il posto fisso è un valore?
Quello che dice Tremonti non esiste più nelle società moderne. Ed è impossibile tornare indietro. Il Pd può farcela solo se riesce nell'operazione di rovesciare i valori della destra e affermarne altri. Due parole: merito ed eguaglianza. Questa è la missione del mio Pd. Dare la possibilità a chi lavora di migliorare con percorsi formativi, di poter cambiare lavoro aumentando la propria professionalità. Nel progetto c'è una società che finalmente diventi dinamica. Che finalmente muova talenti, merito. Che sblocchi la staticità in cui siamo, dove non ci sono opportunità. E i figli sono più fragili dei padri.

Il posto fisso era un totem della sinistra, ora il Pd sceglie la flessibilità?
Alla retorica di Tremonti, io oppongo i fatti. E i fatti dicono che la flessibilità fa parte delle società moderne. Piuttosto il Governo non fa nulla per arginare la precarietà. Lancio la sfida al ministro dell'Economia e chiedo di agire su due fronti. Primo: togliere convenienza economica ai contratti precari. Oggi assumere un giovane con contratto a tempo costa meno. C'è, dunque, un vantaggio che crea abusi e per questo va azzerato, per smascherare contratti precari che in realtà sono a tempo indeterminato. Secondo. Riforma degli ammortizzatori. Insisto: basta con la logica delle deroghe, servono protezioni sociali per l'operaio che perde il posto, per l'artigiano e per i giovani con contratti flessibili. Oggi, a differenza del passato, i deboli sono i figli non i padri. È il momento di un patto tra generazioni.

Dunque innalzamento dell'età pensionabile? Un altro slogan non proprio popolare..
Non mi interessa. Al Paese serve una missione condivisa. Anche qui voglio rovesciare la logica conflittuale e divisiva della destra che mette il Nord contro il Sud, le imprese contro i lavoratori, i padri contro i figli. Penso a un patto in cui i genitori lavorino di più per dare più protezione ai figli. E i risparmi della riforma devono essere legati a un vincolo di destinazione: ammortizzatori sociali, nuova indennità di disoccupazione e garanzie per il futuro previdenziale dei figli. Questo è il nostro spazio politico, ritrovare il senso della comunità. Tra le generazioni e tra lavoratori. Perché non potrà reggere a lungo la rabbia dei lavoratori dipendenti o di piccoli imprenditori che pagano aliquote alte, non vanno nei paradisi fiscali e assistono al rientro di grandi capitali tassati al 5%.

Lei è favorevole ai progetti di legge Ichino o Boeri sul contratto unico di lavoro?
C'è anche la proposta Treu-Damiano. Sono tutte tracce su cui lavorare per semplificare ma senza ridurre le garanzie. Naturalmente il tema va affrontato con sindacati e imprese.

22 ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-